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Bisogna pur battere un colpo per segnalare di esistere o, più semplicemente, dimostrare che si sta facendo il proprio lavoro. Deve aver pensato questo Davide Torchia, procuratore di Daniele Rugani, quando ha fatto notare che il suo assistito dovrebbe giocare di più. Sì, dovrebbe “avere più minutaggio nella Juventus”. Fra Covid, Asl, panettoni, campionato a rischio e telenovela sul centroavanti da affiancare a Morata e Kean, la richiesta ha ricevuto l’eco che meritava.

Ora, è lapalissiano il fatto che chi non gioca vorrebbe sempre giocare, ma Torchia e il calciatore (molto probabilmente d’accordo) se non un esame di coscienza, almeno un ripasso della carriera di Rugani se lo sono fatto?

In prestito al Rennes (mica il Bayern o il Liverpool, nemmeno il Benfica…) non ha quasi giocato. A gennaio dell’anno scorso, nel Cagliari, idem. Alla Juve, nel suo ruolo, troviamo Chiellini, Bonucci e De Ligt, non proprio gli ultimi venuti. Da anni Rugani rifiuta ogni cessione. Convinto di meritare di stare in campo tra i bianconeri, di solito è protagonista di prestazioni, diciamo timide o scolastiche, nel migliore dei casi. Anche il suo mentore della prima ora, Sarri, non lo schierò sovente tra i titolari e non pare così intenzionato a portarlo nella sua Lazio.

Insomma, né gran mercato, né grande considerazione da parte di parecchi allenatori che lo hanno avuto, eppure chiede ad Allegri “più minutaggio”. Ma siamo sicuri che sia così? O si accontenta del lauto stipendio che percepisce e fa un po’ di “moine”? Perché se proprio volesse giocare basterebbe provare a cambiare squadra con richieste economiche diverse: più minuti e meno soldi.