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Il freddo di Torino s'è fatto gelo polare quando Daniele Rugani, pressato da Agudelo, al 38' ha perso palla e di conseguenza spianato la strada verso Buffon al centrocampista colombiano. Ha avuto il guizzo di bloccarlo, per necessità in modo falloso. Tutti s'aspettavano una frittata ormai pronta, cotta pure ai bordi, solo da servire con contorno di espulsione. Una roba che avrebbe ribaltato la gara in modo totale e definitivo, soprattutto perché ci sarebbe stato oltre un tempo da giocare all'interno di una partita che si era già rivelata per quello che è stata: brutta, sporca e pesante. 

GRAZIATO - Giua alla fine ha messo mano al cartellino, graziando però Rugani e donandogli un giallo che è sembrato davvero il colore dell'oro. Daniele da lì ha cambiato atteggiamento, ha indossato il giaccone delle paure, quello che mai ripara dai brividi. Ha affrontato in maniera grossolana Pinamonti (specialmente nel finale), si è fatto superare spesso nelle incursioni di Agudelo. E pure sui piazzati, dove di solito svetta per qualità e per doti fisiche, il Genoa ha trovato nel centrale un discreto alleato. Insomma: è stata una prestazione a un certo punto precipitata. Giù, sempre più giù. In picchiata.

LA PRIMA - La scelta di Daniele non è stata comunque improvvisata: Sarri aveva già in mente di registrargli minutaggio, di ridargli in qualche modo un pizzico di fiducia. Che risposte dà, allora, questa partita? Nell'ottica di un ricollocamento all'interno di una rotazione, Rugani rischia adesso di aver perso più terreno di quanto sembrava averne recuperato. Altro che Empoli, avrà pensato il mister: MS si è ritrovato un ragazzo cresciuto magari nei fondamentali, ma senza quell'esuberanza e il carisma che aveva provato a smussare quando si sono stimati in terra toscana. Avrà ancora la forza, Sarri, di provare a cambiare il destino già scritto Rugani? Non è vero che tentar non nuoce: con il 24, la Juve si riscopre più insicura. E non ci sarà sempre un Giua a togliere le castagne dal fuoco.