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Tra qualche ora Rugani giocherà la sua quarta partita da titolare in Champions nelle sue quattro stagioni alla Juve. In questo periodo, i bianconeri ne hanno disputate trentasei; quella con lo Young Boys sarà la trentasettesima. E sarà un’altra gara che - diciamolo francamente - conta poco o nulla: Allegri deve solo difendere il primo posto e pare davvero difficile che gli svizzeri possano impensierire Ronaldo e compagnia. A questi incontri che il difensore ha giocato dall’inizio, vanno aggiunti appena altri tre spezzoni per complessivi ventitré minuti (come dire nulla).

Tiriamo le somme: quattro su trentasette, quasi una su dieci, preferibilmente quando l’avversario è malleabile (di partite vere ha disputato solo quella con il Barcellona della scorsa stagione). Risultato: Allegri non crede in Rugani

Continuano a dirci, da quattro anni ormai, che Rugani è il futuro della Juve, della Nazionale e del nostro calcio. Per il momento è un panchinaro, e nemmeno il primo: se Benatia fosse stato disponibile, probabilmente sarebbe rimasto a guardare la partita anche a Berna. Quando è sbarcato a Torino era un ragazzino, ora è un uomo. Non può continuare ad aspettare.

Se Allegri non lo ritiene all’altezza della Juve, se è destinato a rimanere una riserva in bianconero, è decisamente meglio che se ne vada in fretta. Per sé, per il calcio italiano e in fondo anche per la società campione d’Italia: se serve un rincalzo, uno da buttare dentro quando le partite contano poco, Paratici può prenderne uno meno giovane e incassare un bel po’ di milioni dalla cessione di Rugani, il quale incredibilmente continua ad avere mercato (si parla in questi giorni di un interessamento della Roma, da aggiungere a quelli de Milan e di importanti club inglesi, Chelsea in testa).

Così, con Rugani altrove, ci toglieremmo anche una curiosità che ci assale da quattro anni: è un grande difensore o un mezzo giocatore?

@steagresti