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Ancora qualche giorno fa qualcuno osava fare lo spaccone credendo di essere spiritoso. Come per esempio l’attaccante brasiliano dell’Atletico di Madrid, Diego Costa, il quale si è messo a tossire davanti ai giornalisti che lo stavano intervistando. Pur dubitando del quoziente intellettivo del personaggio in questione, un simile e sgradevole fatto provvede ad aprire una finestra ulteriore sul mondo del calcio e sulle sue storture che coinvolgono sia i protagonisti del rito e sia i fedelissimi della “religione” pallonara. In altre parole, sembra che i calciatori facciano parte di un mondo “speciale” inviolabile da nulla e da nessuno tanto da renderli intoccabili e quindi liberi di dall’osservanza di ogni regola.

In tutto con il sostegno dei tifosi i quali sono portati a immaginare i loro beniamini come idoli e supereroi. Il che ovviamente non è vero. Quando il difensore della Juventus Rugani è risultato positivo al test del tampone utile all’identificazione del contagio da coronavirus la reazione esterna è stata persino di stupore. Quasi che si potesse ritenere inimmaginabile che un campione dello sport più amato fosse anche lui vittima del nemico numero uno che il mondo sta affrontando. E questo proprio in virtù della errata mitologia imbastita intorno alle figure di questi contemporanei cavalieri degli stadi. Dopo Rugani altri ne sono stati segnalati e, certamente, altri ancora provvederanno ad allungare la lista del calcio ammalato. Francamente ci sarebbe stato da stupirsi se un fatto del genere non fosse accaduto, il che non avrebbe fatto altro che accrescere il fasullo teorema dei Superman in calzoncini e scarpette con i tacchetti. Non solo, i cervelloni dell’ Uefa si sarebbero sentiti in diritto di continuare il loro scellerato valzer del gioco o non gioco. Europei compresi.

Oggi è domenica. Un giorno di festa che, più degli altri, sembrerà non dover finire mai per ciascuno di noi praticamente ai “domiciliari” e senza neppure il conforto di uno straccio di partita. Eppure, sarà un’occasione per riflettere quanto ci siamo spinti avanti. Troppo avanti. Sino a immaginarci un mondo virtuale per poi sovrapporlo a quello reale. Per rendercene conto sino in fondo il suggerimento è quello di accendere la console della PlayStation e giocare la partita delle partite. I pupazzi animati e somaticamente fedeli ai nostri eroi sono gli unici ai quali il maledetto coronavirus non può fare del male.