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Quella contro l’Atletico Madrid è stata molto probabilmente l’ultima uscita di Cristiano Ronaldo prima dell’inizio del campionato. Il portoghese ha già saltato infatti il tradizionale appuntamento di Villar Perosa per un lieve affaticamento all’adduttore sinistro, e mancherà pure nell’amichevole di sabato, a Trieste. Tornerà in campo, se tutto va bene, il 24, al Tardini, quando conterà davvero. L’eroe insomma s’è ritirato nella tenda, in attesa della battaglia. Vorremmo allora accompagnare questo fatto non tanto con un primo bilancio, ma con una riflessione sulla sua ultima prestazione, la più complicata dell’intero precampionato. A che pro? Il compito primario di un analista è quello di descrivere gli eventi che avvengono sul campo, partita dopo partita. Perché un conto è parlare in modo vago di una prestazione sottotono, un altro è dire ad esempio che Ronaldo a Stoccolma non è ‘riuscito’ a passare più di un pallone a Higuain (l’unico passaggio registrato è avvenuto nella ripresa, nell’azione che ha portato al tiro il Pipita dopo uno scambio al limite con Douglas Costa). Un dato certamente da prendere con le molle, ma in qualche modo sintomatico. E di che cosa, sintomatico?
 
LA RICEZIONE LARGA DI CR7- L’approccio che vi propongo questa volta si concentra sull’osservazione del funzionamento delle catene. Il confronto fra la fascia di CR7 e quella opposta, dove agivano per l’occasione De Sciglio, Khedira e Douglas Costa. Che tipo di ricezione ha ricercato prevalentemente CR7 contro l’Atletico? Cosa comportava questa scelta? Che efficacia ha avuto? E sulla destra, l’esterno opposto Douglas Costa riceveva palla nello stesso modo? Se no, perché no? Cerchiamo ora di affrontare con ordine questa raffica di domande.
In uno stile di gioco com’è quello di Sarri esiste forse un rischio per CR7, specialmente se viene schierato esterno nel tridente e non è al cento per cento. In quel ruolo Cristiano Ronaldo tende infatti a ricevere il pallone largo, sui piedi, per poi affrontare nell’uno contro uno il proprio marcatore (di solito il terzino avversario).  



Per dare uno sfogo alla manovra viene così a trovarsi spesso e volentieri lontano dalla porta e al tempo stesso distante dalla prima punta, con lo spazio che si apre in mezzo attaccabile o dal terzino o dalla mezzala di catena, a seconda delle circostanze (qui sotto ci va Alex Sandro). In questo quadro di ricezione, nel contesto tattico del 4-3-3 di Sarri, il limite di un Ronaldo non al top può accentuarsi, manifestandosi in un’eccessiva insistenza nella ricerca dell’uno contro uno, a scapito di qualche bella combinazione veloce che, anche se efficace, lo terrebbe tuttavia lontano dalla possibilità di finalizzare personalmente in quella stessa azione. Il problema però è quando Ronaldo non è brillante e dall’altra parte c’è un terzino reattivo come Trippier. Qualcuno di voi ricorda un dribbling riuscito contro l’Atletico?



L’ESPEDIENTE DI CR7 – C’è una giocata di CR7 che in questi casi diventa un vero e proprio espediente per aggirare l’ostacolo suddetto. Ricevuto il pallone largo, converge immediatamente con uno stop orientato, senza perciò affrontare il proprio marcatore.   
 


Classico movimento da esterno alto, niente di che, si direbbe. Invece è un qualcosa che, a un certo punto, si trasforma in una giocata peculiare di CR7. Ronaldo difficilmente converge per andare a giocare in diagonale con la mezzala o con la punta, o per lanciare in porta l’esterno opposto che taglia. Queste cose le farebbe volentieri un Insigne, giusto per citarne uno a caso. Non il fenomeno. Rabiot qui infatti viene ignorato. 



L’idea di CR7 in questi casi si sviluppa più in orizzontale che in diagonale, dal momento che vuole prima di tutto cambiare gioco, portare il pallone di là, da De Sciglio per esempio. E ciò per uno scopo ulteriore ben preciso.  



Sfruttare il tempo in cui il pallone viaggia dal suo piede a quello del compagno per riavvicinarsi all’area di rigore in vista di un cross, magari un cross dalla trequarti immediatamente successivo al ribaltamento di fronte. È un modo speciale di apparecchiarsi un traversone su misura. Un modo, anche, per arrivare in area di sorpresa, quasi in picchiata sui difensori.  



Questa soluzione con Allegri si vedeva spesso, e non costituiva alcun problema. Anzi, ne risolveva molti, forse. Era una specie di punto d’incontro tra il bisogno di Ronaldo di monopolizzare la fase finalizzativa e il pragmatismo di Allegri (“Il calcio è semplice”). Nel calcio di Sarri, invece, non siamo stati abituati a vedere un cambio di gioco con queste finalità nascoste. Tanto Insigne quanto Hazard non se ne servivano per questi scopi, in quanto non erano dei colpitori di testa. Ronaldo ora, ricercando spesso questa giocata, potrebbe aggirare non solo il proprio marcatore e la squadra avversaria ma anche tutta una serie di combinazioni nello stretto e di catena molto care al Comandante. C’è meno distanza insomma tra Insigne e Hazard che tra questi due e CR7.    
 
LA CATENA DI DESTRA E DOUGLAS COSTA – La catena di destra funzionava diversamente. Douglas Costa stava più dentro al campo, mentre Khedira si allargava a dare ampiezza. Non era dunque l’esterno alto come sulla fascia di CR7, ma la mezzala ad andare a mettere i piedi sulla linea del fallo laterale per ricevere. 



E ciò, paradossalmente, dalla parte di Douglas Costa, che è più ala di CR7. Proprio a destra, si è vista una delle combinazioni più ‘sarriste’ della partita, conclusasi con un tiro dal limite di Ronaldo deviato in angolo. È stato a destra infatti che la Juventus è riuscita a sovraccaricare con i suoi uomini il lato palla al punto da trarne un evidente vantaggio posizionale. Tramite questa sequenza di passaggi e movimenti coordinati.      



Dopo aver restituito il pallone a De Sciglio, Douglas Costa si è alzato immediatamente tra le linee per offrire ai propri compagni di catena il vertice di un nuovo triangolo. Nel frattempo, mentre Khedira e De Sciglio ragionavano scambiandosi il pallone, è arrivato Pjanic a creare un vantaggio numerico e soprattutto posizionale. Prima si è proposto come semplice appoggio orizzontale a De Sciglio, poi, ignorato, è entrato anch’egli tra le linee, tagliando fuori il proprio oppositore.  



Ed è a questo punto che è nata la superiorità numerica, il piccolo rondo 4 vs 3. In due passaggi De Sciglio e Pjanic hanno fatto arrivare il pallone a Douglas Costa, che da lì ha puntato l’area per scaricare poi il pallone a CR7 all’altezza della lunetta. 



LA VOLTA CHE CR7.. – Quando CR7, eccezionalmente, si è trovato a operare a sinistra spalle alla porta e dentro al campo al pari di Douglas Costa, quando cioè è stato costretto a giocare semplice e di prima, associandosi ai compagni di catena coi tempi di Sarri, è nata una bella combinazione che ha prodotto un’altra occasione potenziale per lo stesso CR7. Osserviamola: Alex Sandro serve largo Rabiot, che di prima intenzione va a cercare la sponda di Ronaldo.  



CR7 premia con un tocco raffinato d’esterno il movimento interno di Rabiot, che in questo modo frega Trippier uscito forte sul passaggio del terzino juventino. Sì, proprio quel Trippier che sembrava insuperabile nell’uno contro uno se puntato da Ronaldo.  



A questo punto la Juve è riuscita finalmente ad attaccare la linea di fondo sulla sinistra con la mezzala, cioè col giocatore a sorpresa. La reazione della difesa dell’Atletico è questa: nella foga di coprire e andare a chiudere il francese, dimentica CR7. Fosse passato quel retropassaggio di Rabiot..