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Cristiano Ronaldo torna nella sua Manchester. Il fenomeno portoghese riparte da dove ha cominciare ad essere CR7, dove lo è diventato, presentandosi al mondo e crescendo talmente tanto da diventare il più forte giocatore al mondo, uno dei migliori della storia. Ma il suo mito parte proprio dallo United, club che riaffronterà questa sera, per il primo vero e importante impegno in Champions League con la Juventus, visto che i primi e unici 29' europei in bianconero si sono chiusi con un ingiusto rosso. Ma qual è la sua storia?

IL PERCORSO - Sei, gli anni trascorsi in Inghilterra, importanti per aprire il suo regno. Cristiano è arrivato a Manchester appena 18enne, nel 2003, e come racconta Tuttosport, lì ha vissuto gli anni più importanti, cambiando spesso abitazioni, ma scegliendo di rimanere fuori dal centro. Prima a Wilmslow e poi a Alderney Edge: lì, in quel quartiere super esclusivo in collina, dove ancora oggi è tra i più ricordati e celebri. Come scrive il giornale, poi, nei primi anni di Manchester, Ronaldo trascorreva la maggior parte del tempo libero con i compagni Quinton Fortune, Gabriel Heinze e un buonissimo rapporto aveva anche con il preparatore atletico italiano Valter Di Salvo, che poi ha ritrovato anche al Real. Ovviamente passava diverso tempo pure con Patrice Evra, una sorta di fratello maggiore. CR7 è sempre stato raccontato come un maniaco della dieta, ma ogni tanto qulche sfizio se lo toglieva anche lui. Dove? Al ristorante il 'San Carlo', in centro a Manchester, dove viene raccontato così dal proprietario, Carlo Di Stefano, 74enne di Ragusa: "Cristiano a volte veniva anche due volte a settimana, è sempre stato un ragazzo alla mano, disponibile per foto e autografi. Era quasi sempre in compagnia di amici portoghesi. I suoi piatti preferiti erano la cotoletta alla milanese, le penne alla carbonara e gli spaghetti pomodoro e basilico". 
 
MA COME E' DIVENTATO COSI' - L'attitudine e il lavoro, sviluppati sul campo e in palestra. Ronaldo per costruire quel fisico si è affidato a Mick Clegg, un ex preparatore dello United con una palestra dietro la ciminiera di Ashton-under-Lyne. Come scrive la Gazzetta dello Sport, per cercare le tracce del passaggio di Cristiano in Inghilterra è utile venire anche qui perché CR7 a Manchester è un ricordo antico, lontano nove anni, un vecchio amico che improvvisamente ritorna. La città lo ha amato, ricambiata. Lo ha visto arrivare nel 2003: Ronaldo era un ragazzo dello Sporting con uno strano maglione multicolore e delle ciocche bionde. Atterrò per vedere la sede e definire il contratto, convinto di tornare a Lisbona per un’altra stagione. Invece rimase sei anni. Sir Alex Ferguson aveva deciso che era pronto. Cristiano a Manchester è diventato uomo. Nei primi mesi era un’ala con uno scatto pazzesco e una passione per i giochi di abilità col pallone. Keane, Scholes e gli altri duri gli davano qualche calcio educativo in allenamento e Phil Neville diceva che Ronaldo gli ricordava Cantona per la spavalderia. Il paragone, al di là del numero 7, regge. Quando lasciò per Madrid, Cristiano era un calciatore diverso: si era innamorato del gol e aveva capito come segnarne oltre 30 in un campionato. Il 2008 fu l'anno di svolta, il suo anno: vinse tutto, diventò il migliore, ma in realtà, mentalmente lo era già. Clegg, infatti, di lui ha raccontato: "Cristiano mi disse: 'Aiutami a diventare il migliore del mondo'. Gli altri lo dicono ma dopo due giorni, due mesi, due anni mollano. Lui no, ha continuato a lavorare per tutta la vita, si è interessato della dieta, del fisico, della mente. Il suo cervello è uno dei più veloci che abbia visto. Non lo sento da tanto, ma penso possa continuare fino a 40 anni".