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Ronaldo è un fenomeno, ma non lo sarebbe diventato se non avesse avuto la feroce determinazione che lo accompagna: professionalità quasi maniacale, serietà assoluta, scrupolosità. Non è, insomma, Maradona o Messi. Loro sono tutt’uno con il pallone e anche se pesano qualche chilo in più possono regalare magie; Cristiano ha bisogno di essere efficientissimo sul piano atletico e psicologico per esprimersi ai livelli più alti. Questo per dire che la competitività, la fame di gloria e successi, la smania di vincere sono stati e sono elementi essenziali per determinare la grandezza del campione della Juve.

 

C’è però un limite che non può essere superato e che nemmeno questa bramosia di trofei giustifica: il rispetto per gli avversari e per le idee degli altri. E Ronaldo, da tale punto di vista, sta venendo clamorosamente meno. Non è normale che abbia disertato tutte le premiazioni nelle quali non è stato incoronato come il re assoluto; non è corretto che abbia saltato la cerimonia durante la quale è stato consegnato a Modric il Pallone d’oro. La sorella, parlando di “marciume” e “mafia”, ha trasmesso un pensiero che appartiene a Cristiano: non mi hanno assegnato il primo posto, quindi truffano.

 

Non è così. C’è una corrente di pensiero che sostiene fosse ancora lui a meritare il Pallone d’oro. La rispettiamo, anche se noi la pensiamo in modo differente: nell’anno del Mondiale, premiare chi ha portato in finale la piccola Croazia (vincendo anche la Champions con il Real) ha certamente una logica. Così come avrebbe avuto un senso se a prevalere fosse stato Griezmann (campione del mondo e vincitore dell’Europa League) oppure Mbappé (talento straordinario, anche lui in trionfo a Mosca).

 

Se poi avessero premiato Ronaldo per la sesta volta, non sarebbe stato certo uno scandalo, ci mancherebbe. Ma il Pallone d’oro conta oggi come nelle cinque occasioni in cui l’ha preso lui, e sarebbe stato bello se Cristiano fosse stato a Parigi ad abbracciare il suo ex compagno Modric.

 

La sensazione è che questo fantastico fuoriclasse, tra tante qualità, abbia un grave difetto: non sa perdere. Magari ad Agnelli, il quale continua a ripetere che la vittoria è l’unica cosa che conta, piace anche per tale motivo. A noi no: il rispetto degli avversari e delle idee degli altri, benché contrarie alle proprie, continua a essere un elemento essenziale dello sport e del calcio. Chissà se Ronaldo lo imparerà mai.

 

@steagresti