commenta
"Voglio diventare il miglior giocatore del mondo". Lo ripeteva in continuazione un giovane Cristiano Ronaldo, tra un passaggio e l'altro, tra una corsa e l'altra, tra le mura dell'Academia dello Sporting. A raccontarlo è Joao Couto, allenatore di CR7 nell'Under 19 biancoverde (2001-02) e "primo" maestro del fenomeno portoghese, che a Tuttosport spiega: "Che Cristiano ripetesse di voler diventare il miglior giocatore del mondo non è una leggenda, a me l'ha detto tante volte a quei tempi. Io? Sorridevo, ma non gli ho mai riso in faccia perché non avevo mai visto prima - e neppure dopo - un ragazzo così ambizioso e affamato: e io qui ho allenato anche altri nazionali, tipo Quaresma, Nani, Moutinho... Piuttosto dicevo a Cristiano: se vuoi diventare il migliore, devi lavorare molto e seguire le istruzioni dei tuoi allenatori. La verità è che Cristiano, oltre ad avere qualità tecniche e fisiche straordinarie, aveva già di suo la cultura della fatica. Non si accontentava mai, finito l'allenamento trascorreva due ore da solo in palestra. E quasi sempre svolgeva anche un programma personalizzato con l'allenatore della prima squadra. Provava e riprovava i dribbling, i tocchi di palla, i tiri. E poi era competitivo a un livello incredibile". 
 
DA RAGAZZINO - "Si vedeva che era da Pallone d'Oro? Io ero convinto che, con tutto quel talento e quello spirito, sarebbe diventato uno dei migliori. Se adesso è il numero uno - e lo è senza dubbio - è perché ha accompagnato le qualità con una mentalità straordinaria". 
 
INSEGNAMENTI - "Individualmente aveva poco da imparare, ma l'Accademia dello Sporting lo ha aiutato a migliorare a livello di gioco di squadra, tatticamente e difensivamente". 
 
RONALDO JUVENTINO - "E' nel club giusto. Lui ha bisogno di una società ambiziosa e competitiva come lui e la Juventus lo è, perché ogni anno lotta per vincere tutto". 

OGGI - Nella giornata odierna, Ronaldo, ritroverà una partita ufficiale della Nazionale, dopo 9 mesi di assenza. Il portoghese sarà in campo alle 20.45, nel giorno successivo alla decisione della Uefa, che ha ritenuto il suo gesto non degno di valere una squalifica.