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Più guardo e riguardo il presunto fallo di reazione “da rosso” commesso da Cristiano Ronaldo sul colombiano ed ex interista Murillo e di più lievita la rabbia per quella che è impossibile definire altrimenti se non palese ingiustizia. Il dialogo, serrato, tra l’arbitro tedesco e il suo assistente rivela tra l’altro un accanimento verbale di quest’ultimo che nella ha che vedere con una necessaria e pacata analisi dell’accaduto. Quasi che non si aspettasse altro per “punire” la Juventus attraverso l’espulsione del suo giocatore più forte e più prestigioso. Una scellerata e anche sospetta manifestazione di arroganza e di potere che, se ci fosse stato Il Var  come sarebbe stato corretto, non avrebbe avuto modo di esistere.

Per fortuna la Juventus è una squadra talmente forte e ben attrezzata al punto di poter sopportare e superare i danni provocati da terzi. Il due a zero con il quale il Valencia è stato zittito non lascia dubbi su quel che la squadra di Allegri è in grado di poter realizzare in Champions. Resta l’amarezza rispetto al panorama complessivo di un calcio internazionale sul quale si allungano i sospetti di sottili e sotterranee manovre dei “poteri forti” che da sempre governano il Palazzo e che, essendo diventata la manifestazione europea una sorta di isola del tesoro a livello economico, non gradiscono interferenze esterne rispetto al passato.

Forse proprio per questo il Var in Europa è stato bocciato mantenendo integra la soggettività del giudizio giudizio umano che talvolta sbaglia clamorosamente come è accaduto ieri a Valencia. Il messaggio, paurosamente negativo, viene diretto soprattutto a Cristiano Ronaldo il quale, sconvolto e quasi sul confine delle lacrime dopo la decisione fantascientifica dell’arbitro, ora rischia di non esserci in una partita fondamentale come quella contro il Manchester United del suo ex allenatore Mourinho. Doppio danno dopo la beffa. Ma soprattutto “CR7” è tenuto a riflettere quanto per lui in Europa la musica sua cambiata rispetto ai tempi della sua attività professionale in Spagna. Ha scritto un verità sacrosanta Stefano Agresti dicendo che Ronaldo al Real non sarebbe stato cacciato dal campo. Un motivo in più, comunque, offerto allo stesso Ronaldo per trasformare la rabbia figlia dell’ingiustizia subita in ferocia agonistica figlia dell’orgoglio ferito.