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Sulla carta doveva essere un 4-3-1-2, con Federico Bernardeschi a coprire i pertugi e gli spiragli - specialmente in fase di pressing - lasciati da Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo. Ma nella logica di Maurizio Sarri, quella simmetria non era poi tanto necessaria. Anzi, meno paletti si mettono in campo, meglio quei due, quelli che insieme non ci possono giocare perché troppo ingombranti, sanno esprimersi. Che poi, l'ingombro sarebbe eventualmente di quell'ego che vorrebbe uno sulle copertine al posto dell'altro. Il difetto apparente della coppia, che passa spesso per luogo comune, non ha vere e proprie fondamenta tecniche, ma piuttosto caratteriali. Un discorso logico e sostenibile, se siamo stati scritturati per scrivere la sceneggiatura dell'ennesima serie TV per liceali. Un'argomentazione tutt'altro che fondata, invece, quando parliamo di professionisti che spostano milioni con un semplice controllo di palla. 

TATTICAMENTE - Se guardiamo le due azioni più importanti del primo tempo della Juventus, si capisce facilmente quali siano le virtù di aver così tanto talento contemporaneamente in campo. Anzi, quasi si vede come si sposino, Ronaldo e Dybala, senza nemmeno il rischio che si pestino i piedi. CR7 non ama fare raccordo in mezzo al campo, almeno che non siano più di due minuti che non tocca un pallone in fascia. L'ampiezza che garantisce il portoghese, offre così a La Joya di muoversi in una porzione più ampia di quella che dovrebbe essere la sua zona di competenza. Se Cristiano si abbassa, restando sempre con i piedi sul lato, Dybala può attaccare la profondità (garantisce Pjanic, come dimostra il gol d'apertura). Se invece Ronaldo si accentra, e la traversa di San Siro sta ancora "ballando", Paulo ha la capacità di offrire sponde o contro-movimenti, con un dinamismo da punta e trequartista al contempo. Prima l'incrocio, poi un duetto che ha mancato il gol per una questione di centimetri, di fuorigioco. 

SUPERFICIALE - Resta quindi un discorso superficiale, quello che ha accompagnato gli ultimi dodici abbondanti mesi di convivenza tra i due. Discorsi che, tra l'altro, non prestano attenzione ai messaggi che loro stessi mandano all'esterno. Il rapporto c'è, non è ancora né noia né abitudine, ma è frutto di un linguaggio comune che risponde unicamente ai piedi, piuttosto che al gossip. Così, vedere il bacetto (anzi, il "siuuu") che Ronaldo riserva a Dybala in zona mista, non può che rimandare a quando i due si sono scambiati l'esultanza, lo scorso anno, quando tutto sembrava già compromesso. Ci vuole confidenza per "rubare" ad un compagno un momento così intimo, e la confidenza, tra campioni, non può farsi influenzare da quelle banalità da comuni mortali come l'invidia o l'egoismo. E se vogliamo proprio provocare, ci siamo scordati di Gonzalo Higuain, ma a tirar troppo la corda, c'è il rischio che si spezzi: ne riparleremo, quasi sicuramente.