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Ancor prima di giocare una partita, ancor prima di entrare nel campo di allenamento, ancor prima di calciare il suo primo pallone con la maglia bianconera, Cristiano Ronaldo ha già provocato conseguenze notevoli con il suo arrivo in casa Juventus. Effetti non sportivi, bensì economici e finanziari, il ché è forse anche più importante nella prospettiva del club di Agnelli. Ed è un elemento, su tutti, ad evidenziare il peso del portoghese: le maglie, quelle con l’ormai famigerato 7 e il nome “Ronaldo” stampati sulla schiena a caratteri neri su sfondo bianco.

L'ACCORDO CON ADIDAS - C’è una data fondamentale da prendere in considerazione prima di affrontare il discorso relativo a CR7: il 31 marzo 2015. In quel giorno “Juventus ha comunicato ad Adidas (…) la propria decisione di gestire direttamente le attività di licensing e merchandising a partire dal 1° luglio 2015”. Il club bianconero ha dunque modificato l’accordo con l’azienda tedesca, rinunciando al corrispettivo fisso di 6 milioni annui (oltre ai 23,25 milioni già garantiti) per gestire in modo diretto le vendite. Una decisione che ha mostrato subito frutti importanti, dal punto di vista dell’incremento dei ricavi (5.6 milioni in più nell’esercizio 2016-17) ma anche dei costi da “acquisti di prodotti per la vendita” e di quelli del personale non tesserato. E’ da precisare infine - qualora fosse necessario - che la percentuale di ricavo dalle divise non sarà mai del 100% per la Juve, a maggior ragione se si considera che per i kit venduti nel mondo è Adidas a retrocedere le royalties.

IL BOOM DELLE MAGLIE - Arriviamo così alle maglie di CR7: dalle code interminabili di fronte al Megastore dell’Allianz Stadium alla piattaforma e-commerce mandata in tilt dagli utenti (Il Sole 24 Ore ha riportato una stima pari a 7 milioni di contatti), la cifra emersa ha dell’incredibile. Secondo il Guardian, la Juve ha venduto infatti 520mila magliette con il nome di Ronaldo nelle prime 24 ore, per un ammontare di circa 60 milioni di euro. Numeri che rasentano la fantascienza e che appaiono ancora più clamorosi se paragonati con quelli dell’intera stagione 2016-17, nella quale il club bianconero ha venduto complessivamente 850mila divise. In mancanza di conferme, su questa base ufficiosa possiamo calcolare il guadagno dei campioni d’Italia. Considerando a tal proposito una percentuale di ricavo del 18%, la Juve avrebbe visto entrare nelle proprie casse circa 10 milioni e 800mila euro. Un’altra cifra pazzesca, se si pensa che nel primo semestre del 2017/18 i ricavi da vendite di prodotti e licenze sono stati pari a 14 milioni e 657mila euro.

LA CRESCITA CON CR7 - In conclusione, se è da sfatare il vecchio mito dei “colpi di mercato già ripagati tramite la vendita delle magliette” (riproposto prima con Pogba al Manchester United e poi con Neymar al PSG), la Juve - qualora i numeri di cui sopra fossero confermati - andrà in breve tempo a coprire l’investimento compiuto portando Ronaldo da Madrid a Torino. Ma il fattore più importante è probabilmente rappresentato, sul lungo periodo, dalla crescita dei ricavi commerciali, la vera area da migliorare per ridurre il gap con le big europee. Un obiettivo sportivo, certo (e quel sogno Champions League è sempre presente nel cassetto bianconero), ma soprattutto economico e finanziario.

@mcarapex