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Comunque vada a finire l’Europeo, l’Italia di Roberto Mancini ha dimostrato la validità di un teorema che tutti conoscono ma che troppo spesso viene sottovalutato. Fermo restando che per vincere occorrono i giocatori giusti e una condizione tecnica di eccellenza, il valore aggiunto irrinunciabile che consente di trasformare il sogno in un progetto di successo consiste in quella coesione tra anime che trasforma una squadra in un vero gruppo e quasi in una famiglia dove si parla la medesima lingua.

Questo vale non soltanto per le rappresentative di ciascun Paese, ma anche per i club impegnati nei vari campionati. Per esempio, il Cagliari di Scopigno piuttosto che la Lazio di Maestrelli oppure la Sampdoria di Boskov piuttosto che il Verona di Bagnoli per finire con il Torino di Gigi Radice. Vinsero scudetti inaspettati e sorprendenti. La loro forza andava oltre il dato tecnico di ciascun giocatore e si chiamava “uno per tutti e tutti per uno” proprio come la cifra dei letterari Moschettieri.

La Juventus, in questo senso, ha un problema. Il suo nome è Cristiano Ronaldo il quale, come si viene a scoprire dalle rivelazioni fatte da Trezeguet, all’interno della squadra bianconera ha soltanto dei semplici colleghi, manco può contare su di un amico. Come dire che il portoghese è arrivato in bianconero come un extraterrestre e tale è rimasto senza peraltro essere riuscito a realizzare quel progetto Champions per il quale era stato ingaggiato con una cifra in termini umani “scandalosa”.

Il fatto che lui sia “il campione” e soprattutto il “solista” ha un’importanza relativa che tra l’altro non gli consente il lusso di vivere la Juventus, dentro e fuori, come elemento a parte e quasi sacrale. Diego Armando Maradona il quale sapeva e poteva vincere una partita anche da solo rappresentava il faro insostituibile per tutti i suoi compagni del Napoli che lo amavano in maniera totale e profonda non solo per quel lui sapeva fare con il pallone ma per il senso di fratellanza che infondeva nel gruppo.

Uno scollamento tra Ronaldo e tutti i suoi colleghi bianconeri che ha avuto e potrebbe avere un peso in negativo semmai il portoghese restasse alla Juventus nel suo ruolo di “primus sine pares”. Andrea Agnelli dovrebbe tenere conto di questa distonia pericolosa e tentare di convincere Ronaldo a migrare verso Parigi. Con tanti ringraziamenti ma senza rimpianti per la fine di un matrimonio che di regale aveva soltanto l’aspetto economico e non certo l’amore.