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Rubens Fernando Moedim, classe ’82 nato nella ridente città di Guarulhos nello stato di San Paolo in Brasile, non ha avuto molte occasioni di brillare alla Juventus. In quattro stagioni con la maglia bianconera, questo ragazzone meglio noto con il nome di Rubinho, ha collezionato appena due presenze. Il tempo è stato comunque sufficiente al buon Rubens per vincere quattro scudetti. Uno in più di quelli conquistati dall’Associazione Sportiva Roma in 90 anni di storia.

Basterebbe questo piccolo paragone per comprendere “La Differenza tra Me e Te”, come cantava qualche anno fa Tiziano Ferro (proveniente forse non a caso da una famiglia di cuore laziale). Eppure la distanza sembra sfuggire a molti romanisti. Come Carlo Zampa, noto telecronista tifoso che l’anno scorso assicurava: “Il mio derby è la partita contro la Juventus”. Bene a saperlo: peccato che alla Juve - tra gol di Turone, manina di Totti a mimare il quattro, violino di Garcia e compagnia cantante - della Roma non sia importato mai più di tanto. Tre punti, come quelli presi di forza al Bologna la scorsa settimana, in un’altra piazza che senza una motivazione logica vanta una presunta “rivalità”: questo valete. 

Ma ai romanisti piace così tanto parlare, che neppure il divino VAR (lo stesso che non ha impedito l’annullamento del gol di Fazio, ma è un’altra storia) è servito a cancellare la rabbia - inspiegabile, se guardiamo le statistiche - per la designazione dell'arbitro “Tagliaventus” (sfoglia la nostra gallery). Le regole sono regole, in fondo. Ma non ricordate all'amico giallorosso che l'unica vera regola che gli ha permesso di vincere uno scudetto... è quella "Nakata".