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Nicola Rizzoli, su La Gazzetta dello Sport, ha risposto alle domande di Walter Veltroni apparse sulla Rosea qualche giorno fa. Ecco un estratto: "Lei ha ragione, quando dice che il fallo di mano che porta al decretare quella che in gergo giornalistico viene definita la «massima punizione» debba avere un riscontro nell’importanza dell’azione. Un fallo di mano che impedisce ad un tiro di arrivare in porta o un cross di raggiungere l’interno dell’area di rigore deve avere una rilevanza calcistica diversa rispetto a un tocco tra braccio e pallone innocuo che sta uscendo dall’area di rigore. Le statistiche sulla tipologia dei falli di mano, infatti, danno questo conforto. Sui 50 rigori decretati in questa stagione: 30 puniscono un braccio/mano che ha intercettato un tiro o un cross; 8 un fallo di mano volontario, mentre i restanti 12 per contatti mano/pallone dovuti alla posizione delle braccia sopra le spalle o posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo. L’ultima categoria probabilmente rappresenta l’incremento di casi dovuto al cambiamento regolamentare con un aumento di criteri di punibilità da lei correttamente evidenziato. Oggi, infatti, la regola continua evidentemente a punire i falli volontari, ma stabilisce inoltre dei criteri di punibilità anche di ciò che non è volontario. Ci si poteva aspettare, quindi, un aumento dei calci di rigore ma non credo sia corretto imputare tutto al cambiamento della regola, accettando quindi un confronto sulle possibilità interpretative delle norme. Sottolineo, come ho sempre sostenuto, che ai giocatori non è richiesto di andare a difendere con le braccia dietro la schiena; è invece evidente che, in caso di tiro in porta o cross in area, aumentare lo spazio occupato dal corpo in modo innaturale equivale ad assumersi un rischio".