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E' vero. La tempesta giudiziaria che si è scatenata sulla Juventus riveste aspetti tragici, ma anche comici. Gravina che si presta ad un soccorso “peloso” quanto inutile, argomentando una generica, vacua difesa del “brand Juve”. Il Ministro Abodi che si accorge, adesso, della necessità improcrastinabile, dopo una sessantina d'anni, della riforma della giustizia sportiva. Malagò, presidente del C.O.N.I. che lo segue a ruota. Ma dove erano prima? Quanto, però, i punti tolti, i punti dati, quelli in sospeso ecc. possano aver influito, in maniera determinante, sulla pessima stagione giocata dai bianconeri? Il 4 a 1 rimediato a Empoli non si spiega così.

Per restare nel relativo e non riandare indietro a Paratici, Arrivabene, Cherubini, Pirlo ecc. ovvero agli ultimi tre anni zeppi di errori, restiamo a quest'anno. La spiegazione  del flop, semplice però efficace, l'ha data Capello: “Erano tre gli uomini chiave per migliorare la Juve dell'annata passata: Di Maria, Pogba, Chiesa. Per una ragione o per un'altra, tutti e tre non ce l'hanno fatta”. Chiesa è quello con minori responsabilità. Il suo infortunio era molto serio, la guarigione è stata lenta e problematica. 

Pogba non è mai pervenuto, in un andirivieni grottesco tra stregoni, macumbe, fisioterapisti maghi. La causa principale di questo fallimento risiede nel fatto che il giocatore è arrivato alla Juve, logoro e già infortunato, però con un ingaggio sontuoso per soldi e durata. Non sappiamo bene quanto abbia influito il sogno dei dirigenti e dei tifosi di ritrovare il Paul-Polpo, certamente è stato sottovalutato come il giocatore, nell' ultimo anno, avesse giocato poco a causa di ripetuti malanni.

Di Maria, invece, andrebbe ringraziato. Non per quel che s'è visto in campo. Per quello no! Piuttosto per aver preteso un solo anno di contratto. Fosse stato per i dirigenti juventini glielo avrebbero fatto di tre, quattro anni, magari con bonus automatici.

E' questo il nodo scorsoio che, oggi, attanaglia la squadra: i contratti. La durata, la natura, il costo dei contratti. Ora tornano Arthur, McKennie e Kulusevski. Restano Rugani, De Sciglio e Alex Sandro, che, addirittura, ha diritto al rinnovo a sei milioni l'anno! Diritto! Avete capito bene? Perché sono scattate alcune clausole, previste appunto nel contratto, che prevedevano il rinnovo automatico in base, tra l'altro, al numero di presenze. Allegri ha pensato bene di metterlo in campo così tante volte da garantire al brasiliano un bel futuro alla Juventus. E non parliamo di un giocatore fondamentale, di un prospetto (come si dice) o ancor  meglio di una garanzia. Alex Sandro è stato una certezza in negativo, forse il peggiore di una pessima stagione, esemplare nella sua carriera tutta in diminuendo, che lo ha visto, dopo un buon primo anno, peggiorare sempre di più.

Per quanto tempo ancora la Juventus sarà prigioniera di contratti siglati dall'incompetenza o incoscienza di dirigenti, i quali, nel frattempo - e questo è un bene -  hanno cambiato domicilio?