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Ieri sera, la Regione Piemonte è arrivata, dopo la decisione del prefetto, all'annuncio del rinvio anche per Juventus-Milan di Coppa Italia. Una scelta ancora drastica, di fronte all'emergenza coronavirus che sta mettendo in difficoltà tutto lo sport italiano. Abbiamo parlato con Fabrizio Ricca, assessore regionale a Sport e Sicurezza in Piemonte, che ci ha spiegato come sono arrivati a questa decisione e come, nei prossimi giorni, si reagirà all'emergenza: lo spettro della chiusura per 30 giorni degli impianti sportivi è sempre incombente. 

Come si è arrivati alla scelta di rinviare Juventus-Milan?
"La responsabilità alla fine, è del prefetto. Si tratta del responsabile che rappresenta lo Stato e ha preferito rimandare la partita. La decisione può avere un senso, perché tutti quanti noi vogliamo tornare a vedere il calcio con i nostri occhi, non solamente in televisione"

Regione, prefettura, Governo. Quanto è complicato prendere decisioni urgenti con tutte queste parti in gioco? 
"Ci sono anche le società, che incidono. Noi prendiamo delle decisioni, ma per le società c'è una programmazione che tentano di rispettare il più possibile. E' sempre più difficile trovare una decisione che sia il più giusta per tutti"

In questo momento, la palla sembra essere passata al Governo, che si sta assumendo sempre più responsabilità. Cosa serve per migliorare la situazione?
"Ho parlato con il Governo negli scorsi giorni, visto che ho sia la delega alla Sicurezza che quella allo Sport e mi trovo in mezzo a due fuochi. Da una parte ci sono gli enti pubblici che vogliono stare tranquille e dall'altro le società sportive di ogni livello che vogliono giocare. Per questo, ho chiesto al Governo una minore schizofrenia nelle decisioni, perché non possiamo avere ogni giorno un parere diverso sugli eventi sportivi, se si prende una decisione che sia quella, al massimo se non va bene si torna indietro. Ma non ci possono dire prima aprite, poi ci fanno chiudere. Diventa difficile solo spiegarlo, così".

Cosa ne pensa delle porte chiuse per trenta giorni?
"Ritengo giusto che tutti abbiano le stesse condizioni. Se è porte chiuse, deve essere porte chiuse per tutti, perché qualcuno non tragga dei benefici dal giocare nello stadio pieno solo perché è dall'altra parte del paese rispetto a chi combatte tutti i giorni contro il coronavirus. Se deve essere porte chiuse, lo sia per tutti"

La Serie A ruba la scena, ma c'è una galassia nel mondo sportivo, tra dilettanti e altre discipline. Come stanno reagendo?
"C'è un mondo che solo a pensarci fa venire mal di testa. La Serie A ha delle strutture molto importanti, ma il mondo dilettantistico soffre ancora di più, perché non ha i mezzi per gestire una situazione simile. Per questo, al Governo chiederemo un aiuto apposta per organizzare al meglio questo problema. Ci tengo a precisare che, se sarà porte chiuse, lo sarà anche per ogni altro livello e disciplina".