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Ieri sera i ragazzi di Report hanno pubblicamente scoperchiato il tombino. Al suo interno non “bolle di sapone” ma un disgustoso vermaio. Occorre urgente e radicale bonifica. Intervenire è compito doveroso delle istituzioni. Dalla nuova presidenza della FIGC alla Giustizia sportiva. Dai responsabili di ogni singola società ai tifosi per bene che sono almeno il novanta per cento di coloro che amano e che frequentano il calcio. Come sovrapprezzo sarebbe opportuno che anche le Procure si muovessero perché dentro quella fogna, ora a cielo aperto, c’è anche un morto.

L’inchiesta realizzata dagli allievi della Gabanelli è stata puntuale, coraggiosa e soprattutto circostanziata a livello di documenti senza mai cedere al facile fascino del sentito dire o del pettegolezzo. La Juventus è stata rivoltata come un pedalino, ma non per partito preso o per altre motivazioni strumentali. Semplicemente perché essendo la società leader del movimento e tra le più ricche anche a livello europeo era addirittura fatale che finisse nel mirino di quella malavita organizzata la quale pretende di governare arricchendosi. Gli sciacalli vanno dove c’è da mangiare.

Una storiaccia sordida che poteva essere raccontata prendendo spunto da altri modelli sui quali indagare. Ovvero tutte o quasi tutte le società calcistiche, anche quelle di categoria inferiore, dove accadono le stesse cose mostrate dall’inchiesta naturalmente in scala di importanza e con i dovuti distinguo. Ecco perché, con grande onestà, gi stessi autori del programma hanno dichiarato che il loro lavoro era finalizzato alla denuncia non del “Sistema Juventus” ma del ”Sistema Calcio”. Ciò non toglie che la società bianconera vada assolta da addebiti assortiti frutto di superficialità, di sottovalutazione del problema, di connivenza o comunque di reticenza volontaria.

Un silenzio tanto assordante quanto imbarazzante da parte di chi sapeva e non soltanto taceva ma, addirittura, “collaborava” a provvedere che delinquenti malavitosi si arricchissero con il bagarinaggio di biglietti forniti a migliaia dalla stessa società. Nullatenenti e nullafacenti, con la pistola in tasca, che viaggiavano o bordo di Jaguar e che vivevano in appartamenti di prestigio. Amici degli amici Tutti “bravi ragazzi” naturalmente. E poi intrecci e trame da film giallo con la figura di Stefano Bucci infiltrato della Digos, a fare da tramite fino a quando regge. Il giorno in cui non ce la fa più, perché lo minacciano di uccidergli il figlio, finisce morto sotto il medesimo ponte di Fossano, sulla Torino-Savona, dove quasi vento anni fa venne rinvenuto il cadavere di Edoardo Agnelli il cugino del presidente Andrea e figlio dell’Avvocato. Anche su questo “nuovo” cadavere l’autopsia è stata sommaria.

Un turbinio di denaro, di favori, di violenza psicologica e fisica, di ricatti, di omertà, di indifferenza e di convenienza all’interno di un sistema che dovrebbe essere perfetto e che impedisce, per esempio, a un ambulante di occupare gli spazi sulla piazzola esterna dello Stadium mentre i “Drughi” possono tranquillamente spacciare la loro merce con la complicità del responsabile alla Sicurezza della società portando poi in curva striscioni proibiti ma tollerati perché, così facendo, si eviteranno casini e multe salate. E’ stato doloroso veder la Juventus come oggetto dell’inchiesta, ma lo ripetiamo con forza i “protagonisti” di questo scempio sarebbe possibile trovarli ovunque.

E’ per questo che adesso più che mai il Calcio intero deve intervenire e le Procure debbono riaprire i faldoni. Con un preciso e unico scopo. Tagliare la testa del mostro. Impedire agli ultras di ogni bandiera di continuare a farla da padroni e a dettare le loro leggi mafiose. In Germania non esiste nulla di tutto ciò. In Italia è la regola e un motivo ci deve pur essere. Ma il calcio non è questo. Il calcio appartiene alla brava gente, alle famiglie, ai bambini. Fuori gli ultras dagli stadi. Senza se e senza ma. Altrimenti saremo tutti colpevoli.

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