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Questa volta sarebbe inutile dilungarsi oltre misura. In attesa di rivelazioni clamorose o comunque importanti per il bene del calcio pulito, ci si è dovuti accontentare di un epilogo da avanspettacolo per la riuscitissima serie che Walter Chiari e Carlo Campanini portavano in giro nei teatri italiani. “Vieni avanti cretino”, si iniziava così la scenetta che i due grandi comici trasformavano in uno autentico show. Più o meno ciò che è accaduto ieri sera con la puntata di Report i cui giornalisti, comunque bravi e seri vista la seconda parte della trasmissione dedicata ai contributi dello Stato per un certo tipo di editoria, hanno impiegato praticamente tutto il loro tempo investigativo per mettere alla gogna Alessandro D’Angelo e per dimostrare che lui sapeva benissimo quali striscioni canaglia sarebbero stati portanti dentro lo stadio dagli ultras.

Sul fatto che il primo responsabile della sicurezza bianconera si sia reso artefice attivo di questa azione sportivamente illegale non vi sono più dubbi. La sua voce mentre parla al telefono con un capopopolo della curva è chiara e le cose che dice sono egualmente significative. Il tutto con la sgradevole aggiunta fatta dalla ex compagna suicida del Bucci la quale confessa che nello stadio entrava “di tutto” e non solo striscioni. E quel “di tutto” non è difficile da immaginare. Poi basta. Report cambia argomento. Fine della storia.

Un po’ pochino, anzi nulla. Come dire la situazione è drammatica ma non seria. Perché se tutto il casino montato alla vigilia si è risolto con una messa sulla graticola di un “cretino” al quale erano stati assegnati i gradi per un ruolo molto importante come quello della sicurezza allora vuol dire che, alla fine della fiera, i ragazzi di Report hanno abbaiato alla luna e non hanno voluto o potuto entrare nel cuore del problema più odioso e più grave come quello del rapporto ricattatorio della malavita, non soltanto con la Juventus ma con l’intero mondo del calcio. E' ciò che ci si aspettava. E’ ciò che non è avvenuto. Amen. L’unica cosa che resta da vedere è che fine farà, nell’organigramma bianconero, l’uomo che il presidente Agnelli ha definito “fidato e serio”. Forse per fare altro e non per gestire un compito così delicato come quello della sicurezza.