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Rapper? Sì, ma non solo. Poeta moderno? A tratti forse anche qualcosa in più. Autore con il tocco speciale? Senza dubbio. Marco Richetto, in arte Rayden, è una di quelle personalità acqua e sapone, che sa aprirsi e raccontarsi, senza barriere e senza limiti. Lo ha fatto nella sua carriera, tra un testo e l'altro di una discografia che ci si stanca solo a leggere tanto è lunga, lo fa ancora ora, che ha cambiato tutta la sua vita. Da frontman ad autore, da musicista a giocatore di poker. Il filo conduttore? Il calcio, nemmeno a dirlo. Uno di quei 'malati', nel senso buono del termine, che si fanno sfuggire poco e che amano questo gioco quasi al punto di farne parte. Beh, Rayden in realtà è un pezzo di questo mondo, e neppure così piccolo. Amico di tanti calciatori, e non è questione di fama, solo di affinità caratteriale, genuinità e voglia di condividere.

Lui, si è raccontato ai nostri microfoni, qui su ilBianconero.com, dall'etichetta con Fedez e J-Ax all'amicizia fraterna con Morata. E attenti che ha anche qualche chicca di mercato...

Chi è Rayden?
"Vengo dal mondo dal rap, è ciò che mi ha portato sui palchi. Dal 1999 anno in cui era ancora molto di nicchia al 2005 quando ho lanciato il primo album, da lì ho fatto 7 dischi ufficiali fino al 2016, prodotto da Fedez e Ax. Poi sono passato all'altro lato, lavorando come autore, ma anche tantissimi altri, progetti con ragazzi giovani, produzioni pop, ma anche per Dysney con Alex&co. E in più sono diventato un giocatore di poker quasi a tempo pieno".

Qual è il motivo di questa scelta?
"Il rap va a generazioni, segue tanto alcuni cardini, ha un pubblico giovane che segue un personaggio. E' difficile che si ascolti rap a 14 e poi anche a 30. Non volevo fare quello che stava attaccato a tutti i costi o fare le cose per soldi. Ho fatto tanti eventi belli e grossi, come al Forum di Assago, e non potevo ridurmi così. Anche se gli ultimi due anni li ho vissuti un po' male, perchè la parabola si incrina senza problemi di ispirazione, ma solo perchè non sei nei trend. Io poi sono semplice, non sono un personaggio, mi racconto, e quindi capisco che possa prendere poco nella fascia medio-bassa che è quella in grado di regalare tanta visibilità".

Rap o calcio: qual è la scelta?
"Per la spensieratezza il calcio, non essendo il lavoro lo vivi in maniera idilliaca. Ma il rap non potrò mai rinnegarlo, è ciò che mi ha permesso di essere qui, di vivere così la mia vita. Quando fai una carriera di quel tipo devi mettere in conto che possa finire, al di là dei meriti e del talento. Accettare quando dà e quando toglie".

E' come per i calciatori?
"Esattamente. E' difficile quando il meccanismo si rompe, passi dei momenti veramente duri. Per quanto mi riguarda un nuovo focus mi ha salvato la vita: il poker, lo studio l'applicazione, in un momento in cui bisognava ricominciare completamente da zero, trovando nuovi obiettivi e ambizioni". 

Il legame tra Rayden e il calcio è forte, fortissimo: c'è un sogno che accomuna questi due mondi?
"Sì, tutto ciò che ho fatto riguardo a questo mondo l'ho fatto sempre in amicizia, per gli amici: dal pezzo al matrimonio di Alvaro e Alice (Vamos Alvaro ndr), a quello per Behrami, alla sigla 'Donne e calcio' nel 2012. Tutto molto spontaneo, non marchette o cose così, è nato tutto per caso. E' ciò che in realtà caratterizza il mio personaggio. La canzone per Morata avrei potuto farla quando era alla Juve e avrebbe avuto più visibilità come una marchetta, invece l'ho fatta un anno dopo per il matrimonio anche se non era più in Italia. Commercialmente sbagliato, ma era un regalo a un amico".

'Campione', 'Scusami', Tempi duri': sono solo alcuni dei titoli delle tue canzoni, c'è uno di questi che dedicheresti a qualcuno nel mondo del calcio? 
"Una bella domanda. 'Campione' porta con sè una storia particolare: nasce da una collaborazione con Roberto Civitalese, un mental coach di molti in Serie A, arriva da un suo libro che si chiama 'Gioco di testa'. Ho preso i concetti cardine e ci abbiamo fatto una canzone, anche per i più giovani per mandargli un messaggio. Mi ha fatto piacere perchè diversi amici mi hanno poi scritto quanto fosse utile. Si parte dal calcio, ma è un pezzo che porta con sè concetti di vita".

Com'è nata quest'amicizia fraterna con Morata?
"Facendo musica da tanti anni, con i primi pezzi usciti nel 2004, ho conosciuto tanti ragazzi giovani delle scuole. Uno dei primi è stato Behrami, appassionato di rap italiano che è diventato un grande amico, l'ho conosciuto al West Ham e poi quando era a Firenze tramite lui ho fatto amicizia con Cerci, De Silvestri e tutti gli altri. Per quanto riguarda il mondo Juve c'era Luca Marrone, che più piccolino mi ha scritto su Facebook. non aveva ancora esordito in prima squadra. Un giorno mi chiese una mano ad organizzare un evento Juve in quanto vocalist, a questa festa c'era tutta la squadra. Lì ho conosciuto Alvaro e subito ho capito che era una persona con un'anima differente. Si pensa ai calciatori come superstar, e invece...".

E invece?
"Lui non è mai stato così. C'è un aneddoto carino: dopo un Juve-Genoa di mercoledì sera, usciamo a cena, già verso le 23.30 e andiamo in un locale a mangiare. Per l'1.30 circa usciamo e di fronte ci troviamo 70-80 tifosi, perchè si era sparsa la voce della sua presenza. E lui senza lamentarsi, nonostante l'ora e dopo la partita, è stato lì a fare foto con tutti e con una buona parola per ognuno di loro. Questo fa capire la persona, da un parametro dell'umanità nonostante il successo e i soldi. Io ne ho visti pochi così, sono i veri grandi. Chi ostenta non ha sicurezza".

Ma i tifosi della Juve, che lo adorano, hanno speranze di rivederlo in bianconero?
"L'ho visto domenica. Lui non ama la Juve, di più. Ci ha lasciato un pezzo di cuore, poi quando hai legami umani veri e sinceri è come tornare a casa. Ufficialmente però non c'è stato nemmeno un sondaggio da parte della Juve per lui, oggi la dirigenza ha altre priorità (Icardi ndr). Se partirà il valzer degli attaccanti però qualche spiraglio c'è, ora è difficile. Il Chelsea in questo momento potrebbe essere il problema minore: un'operazione spalmando il riscatto su più anni. Lui poi si ridurrebbe l'ingaggio per la Juve, assolutamente: la qualità della vita qui con una famiglia, gli amici e così via, non c'è paragone con Londra. Tornerebbe a Torino molto volentieri".

Da esperto: quale colpo dovrebbe fare la Juve per ambire alla Champions?
"Milinkovic-Savic, quel giocatore che può fare il salto vero. L'altro sarebbe Pogba, dominante e che sa fare tutto a tutto campo. Poi un esterno d'attacco forte, alla Sanè".

Icardi-Higuain: scambio da fare?
"Stravedo per Higuain. Piedi da numero 10 quasi, gioca con la squadra e sotto porta è micidiale. Per anagrafica va fatto, ma Icardi è da testare su grandi palcoscenici. Toglieresti un punto di forza".

Marchisio?
"Sarebbe bello rivederlo ai suoi livelli, un altro anno così non può farlo. Altrimenti all'estero".

Dybala da vendere?
"No, va tenuto. Tecnicamente e per colpi è il migliore in Serie A, ma non è continuo. Se devo venderlo solo dopo una stagione sempre al top, senza cali ed infortuni. E' un ragazzo serio e questo lo aiuterà".

Buffon al Psg: ha fatto bene o male?
"E' una questione societaria, credo non sia stato contento della scelta della Juve. Però andrà al Psg, poi a fare il dirigente per i Mondiali in Qatar e quindi rende felici tutti".