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Un mercato di riparazione di tal fatta, per la Juventus, non si vedeva da tempo. Forse non lo si era mai visto. In entrata e soprattutto in uscita. Può dispiacere, in parte, per Kulusevski sul quale resta il dubbio se sia stato impiegato bene o meno, ma “il ragazzo” sembrava bloccato, preda d’una coazione che alimentava un suo pressoché perenne stato d’insicurezza. Lo diciamo sinceramente, anche a costo di mangiarci le mani: speriamo che  nel Tottenham fiorisca il suo talento.

Lo stesso, grossomodo, vale per Bentancur che in 5 anni non è riuscito a esprimersi come avrebbe dovuto. 5 anni e 3 diversi allenatori non sono pochi per diventare finalmente un giocatore di spessore. Importante l’addio di Ramsey, non tanto e non solo dal punto di vista economico, soprattutto da quello simbolico.

Ramsey è stato il più grande equivoco juventino degli ultimi anni: malato in casa (a Torino) vivace in patria (nella Nazionale del Galles). Oddio, non che sulla scena internazionale abbia incantato, ma non si è rivelato quel giocatore balbuziente e disorientato del nostro campionato.

Costretta a subire la sua presenza e soprattutto i suoi infiniti no a ogni trasferimento, la Juve era alla sua mercé, grazie a un contratto vistosamente sbagliato sul piano dello stipendio e della durata. Il fatto che Arrivabene o Cherubini (Nedved resta una presenza enigmatica) siano riusciti a “liberarsene” conta soprattutto, simbolicamente, appunto: vuol dire che la squadra s’è scossa.

Detto questo, considerando i tre ottimi acquisti, capiamo la gioia ritrovata dei tifosi e i complimenti (forse i primi della stagione) degli addetti ai lavori. Ma ora la festa è finita e bisogna tornare coi piedi per terra. Prima di tutto, smetterla di sognare e di vedere in Zakaria Pogba o in Vlahovic la pietra filosofale capace di risolvere ogni problema. La Juve è migliorata, non è guarita.

In secondo luogo, dare tempo ai nuovi di acclimatarsi. Non siamo d’accordo con Adani e Cassano che, a questo punto, ritengono un dovere per la Juve arrivare se non prima seconda in Campionato e agguantare per lo meno le semifinali di Champions. Sotto la spada di Damocle si cresce male. All’opposto non si può pensare che da domani (da Domenica) Vlahoivic faccia due goal a partita, Zakaria uno, e il campionato sia dietro l’angolo. La ricostruzione è solo all’inizio.