CHE FRETTA C'ERA? - "Gigio diventerà più forte di Buffon e sarà il primo portiere a vincere più Palloni d’oro. Ma poi, dici che vuoi fare di Donnarumma la tua bandiera e poi minacci di spedirlo in tribuna. La rottura è arrivata quindici giorni fa, dopo l’incontro qui a Montecarlo. Loro si erano già comportati male chiamando la famiglia, parlando ai giornali, cose inaccettabili. Poi ci danno l’ultimatum. È finita quando Gigio, che fin a lì ci aveva creduto più di me perché lui al Milan ci voleva restare davvero, mi ha detto: Mino, sinceramente adesso non so se me la sento più".
GALLIANI - "Galliani è un amico. Ma solo fuori, non sul campo. A un certo punto ha provato anche a mediare, per tentare di ricucire. Gli ho risposto alla mia maniera, abbiamo discusso. Era amareggiato, lui sì che è un tifoso. Purtroppo del vecchio Milan si è preso lo stemma ma non lo stile. Bastavano anche cose piccole con Gigio, attenzioni, amore. Tipo quando i tifosi hanno messo lo striscione sotto la sede. Perché nessuno è andato a levarlo? Non l’hanno difeso dalle critiche".
MINACCE - "Gli metterò una guardia del corpo. Ho paura, c’è gente pazza in giro, ha ricevuto minacce di morte. E poi è triste, molto. È la vera vittima in questa vicenda. Non ha tradito nessuno. Il Milan L’ha perso, non l’ho portato via io. Però resta un giocatore del Milan fino al 30 giugno 2018. Il contratto lo rispettiamo noi, ma pure loro. È incedibile? Bene. Di sicuro starò molto attento, sento già puzza di mobbing. Tribuna? Deciderà Montella, spero non faccia la bandieruola".
FUTURO - "Real Madrid? Non ho parlato con nessuno, però lui è nato pronto. Juve? Credo sarebbe in difficoltà. Per rispetto. È proprio finita col Milan? Se mi richiamano io rispondo sempre, di irreversibile esiste solo la morte. Ma penso sia meglio se va via".