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Spunti, retroscena, chicche ma soprattutto bombe di mercato. Questo è Mino Raiola, super agente sportivo che ha rilasciata una lunga intervista sulle pagine di Tuttosport: “Golden boy a Haaland? Sono molto contento di questo. E fiero che il valore dei miei giocatori si confermi di livello assoluto nel tempo. Significa che la One ha qualcosa in più rispetto a tutte le altre. Oggi siamo un’azienda con un knowhow unico e di assoluta eccellenza, costituita da persone di altissima esperienza e riconosciuta professionalità come l’avvocatessa Rafaela Pimenta, una pedina fondamentale in questa agenzia boutique che è sempre stata e continua a essere un punto di riferimento sotto tutti gli aspetti al giorno d’oggi indispensabili nel mondo del calcio, dal giuridico al commerciale e soprattutto nella gestione dell’immagine. Il nostro è sempre stato e continua a essere l’unico vero Family Office di riferimento nel calcio, riconosciuto per essere sempre stato precursore in tutti gli aspetti relativi alla gestione degli atleti. Nessuno al mondo è come noi. Ho creato il mio team d’eccellenza. Oggi questa agenzia ha un DNA speciale e vincente come i brand, per esempio la Ferrari. La nostra ambizione, come quella dei calciatori che sono con noi, è quella di alzare sempre l’asticella. E naturalmente, a titolo personale, fa piacere ricevere il Premio Golden Agent 2020”.

SU JORGE MENDES – “Jorge Mendes è mio amico. Le nostre carriere sono parallele, anche se il nostro modo di lavorare è diverso. Io mi dedico essenzialmente ad assistere i miei giocatori a 360 gradi. Fra l’altro Jorge e io siamo membri della TFF, The Football Forum, l’associazione che ho fondato circa due anni fa e di cui sono stato eletto presidente. Della TFF fanno parte anche gli altri agenti Jonathan Barnett, inglese, presidente della Stellar Group, e Roger Wittmann, tedesco, co-fondatore della Rogon”.

I CALCIATORI – “Non scelgo i calciatori, sono loro che scelgono me, come ha fatto Mkhitaryan, ragazzo straordinario e poliglotta, che mi ha cercato attraverso sua sorella. È una storia simpatica, che un giorno racconterò, ma nel frattempo sono fiero e orgoglioso che lui faccia parte della mia vita. Dico così perché i giocatori entrano a far parte della mia famiglia, chi non ha questa mentalità non può lavorare con me. Questo è lo spirito che mi ha sempre animato e che anima i miei collaboratori. Tutto il mondo del calcio lo sa ed è una delle cose che ci distinguono dagli altri”.

DE LIGT CAPITANO FUTURO? – “Forse lo è già (capitano, ndr), anche senza la fascia. Ha quattro anni di contratto con la Juve. E soprattutto è un matrimonio perfetto: De Ligt e i bianconeri si sposano per serietà, duro lavoro. Se poi lui non è così estroverso fuori dal campo, che problema sarà mai? Ognuno ha il proprio carattere. L’importante è il rendimento sul campo, il rapporto con i compagni, lo spogliatoio, il club. Sotto questo aspetto Matthijs è irreprensibile. Volete un pronostico? L’ho già detto anche a lui: De Ligt diventerà il più forte al mondo nel suo ruolo, ha la possibilità di vincere il Pallone d’Oro come difensore e dopo la carriera lo vedo primo ministro dell’Olanda. Sarà un grande politico”.

SU POGBA – “Inutile girarci attorno. Meglio parlare chiaro, guardare avanti e non perdere tempo a cercare colpevoli: Paul al Manchester United è infelice, non riesce più a esprimersi come vorrebbe e ci si attende da lui. Deve cambiare squadra, deve cambiare aria. Ha un contratto che scadrà fra un anno e mezzo, nell’estate del 2022, ma credo che la soluzione migliore per le parti sia quella della cessione nel prossimo mercato. Altrimenti il club di Old Trafford, con cui i rapporti sono ottimi, sa bene che rischierebbe di perderlo a parametro zero, dato che per il momento non è intenzione del giocatore prolungare il contratto. Se qualcuno non lo capisce, capisce poco e niente di calcio. In ogni caso addossino pure tutta la colpa a me se la prossima estate Paul se ne andrà. Juve? Magari potrebbe essere proprio la Juve la sua prossima destinazione. Perché no? Fra l’altro il rapporto con la società e con i suoi ex compagni è eccellente. Al tempo del Covid, Paul non possono permetterselo in tanti. L’importante è volerlo”.

SU NEDVED – “Sono sincero: all’inizio non lo vedevo come dirigente. Invece mi ha stupito: è una delle poche persone che si fanno sentire senza gridare, è diventato un top anche in questo ruolo. Quando chiedo a Pavel di spiegare una cerca cosa a un mio giocatore, finisce che con lui capiscono subito e tutto”.

SU BERNARDESCHI – “Il fantastico giocatore ammirato alla Fiorentina non può essere quello dello scorso anno. Lo sa lui e lo sanno i bianconeri. Fede è da Juve e lo dimostrerà”.

SU KULUSEVSKI – Zlatan mi ha detto che è fortissimo e io mi fido di lui. Saper ascoltare chi ci capisce è importante. Moggi era il numero uno da questo punto di vista”.

PROSSIMO GOLDEN BOY – “Dato che è un premio serio e votato da intenditori, lo vince Gravenberch di sicuro! Non c’è partita”.

SU IBRAHIMOVIC – “Zlatan è Zlatan. Io non devo aggiungere altro, per lui parlano i fatti anche se è andato via dall’Inter proprio nella stagione in cui la squadra di Mourinho avrebbe poi centrato il Triplete. Ma il suo sogno era andare al Barça. Poi ci sono state le incomprensioni con Guardiola, ma in questo nessuno l’avrebbe potuto preventivare. Tornassimo indietro lo rifaremmo, perché questa esperienza ha fatto parte del suo sviluppo e di quello che è oggi. Piuttosto quest’estate, quand’era libero, tutti hanno sbagliato a non prenderlo, compresa la Juve. Sarebbe stato l’uomo ideale per far coppia con Cristiano Ronaldo e andare insieme all’assalto della Champions League. Mettere insieme due prime donne non sarebbe stato un problema. Ci avrebbe pensato Pirlo. Pensate che trio: Pirlo, Ibra e Ronaldo. Sì, mi piacciono sempre le scelte controcorrente come quella di Pirlo. Da quel che mi dicono, i giocatori sono molto contenti dei suoi metodi di allenamento”.

SU RONALDO – “Dico subito che fra Cristiano Ronaldo, di cui sono un grande fan, e Messi, io prendo sempre il portoghese. Zlatan però è un pianeta a sé stante. È il giocatore più completo ma esistito nella storia del calcio, ha il talento di Messi e la forza di volontà di CR7. Se il Pallone d’Oro fosse votato dal pubblico, so che Ibra ne avrebbe vinti 8”.

SU DONNARUMMA – “Al momento è del Milan, poi si vedrà”.

RISCHIO DI DIVORZIO? – “Di sicuro c’è solo che Gigio non è più quello di quattro anni fa e sono in tanti a informarsi su di lui. Però mi fermo qui. Non voglio che diventi un rinnovo mediatico come in passato”.

SU ALLEGRI – “Sì. La costanza dei risultati parla a suo favore. È un perfezionista che cerca di migliorare i calciatori. Un perfetto rappresentante della scuola italiana che ha dimostrato di vincere – anche prima di approdare alla Juve dove ha centrato un filotto grandioso – con la squadra messagli a disposizione dalla società e avendo l’intelligenza di saper imporre il proprio gioco anche sfruttando le lacune dell’avversario”

SUL SUO RITORNO IN PANCHINA – “Per adesso è senza squadra per scelta, perché le proposte non sono mancate. Ritengo che si arrivi a un certo punto della vita e della carriera professionale in cui tutto deve combinare e combaciare alla perfezione fra allenatore e nuovo club. Non va poi scordato che il Covid-19 ha cambiato tutto. Max è uno da Top 15, le migliori squadre d’Europa. Mica può scendere di livello. Dipende solo dal progetto che gli viene proposto”.

SU MARADONA – “Mi vengono in mente i miei zii e i tempi in cui ero un ragazzino e lavoravo nel loro ristorante in Olanda. Quando il Milan di Sacchi, che era la squadra per cui tifavano tutti gli olandesi, batteva il Napoli di Maradona, tanti clienti si presentavano al locale e dicevano: “Abbiamo vinto”. E i miei zii, super tifosi del Napoli e di Maradona, replicavano: “Noi chi?”. È stato un grandissimo com’era. Mi danno fastidio quelli che vogliono togliere l’uomo dall’atleta. Maradona è l’unica cosa che la Juventus non è riuscita a comprare dal Napoli. Diego ha dato più di due scudetti al Napoli: ha dato loro orgoglio, non facendoli più sentire asini”.

SU HAALAND – “Non è mia abitudine rivelare retroscena o eventuali trattative di mercato quando si parla di un giocatore che è legato da un contratto pluriennale con un club. Haaland, nella fattispecie, ha firmato un con il Borussia Dortmund fino al 30 giugno 2024. I giornalisti scrivono dell’interesse del Real Madrid? Beh, non è una novità. Anzi, dove sarebbe la novità? Haaland al momento si trova benissimo sia nel Borussia che a Dortmund. Ha l’ambizione di vincere la Champions League e con i suoi gol ha lanciato la squadra in vetta alla classifica del Gruppo F con 10 punti in 5 partite, uno in più della Lazio. La qualificazione agli ottavi è già aritmetica, resta da vedere e al primo oppure al secondo posto. Haaland, quando se ne andrà non farà per soldi, bensì per fascino e ambizione”.

SUL SUO VALORE – “Ribadisco, non è una questione di soldi. Ribadisco: lui sta bene dov’è. Se in futuro volesse mai andar via, come spesse succede a tutti i calciatori e non solo ai miei, allora lo comunicherà al proprio agente che a sua volta avviserà il club di competenza. Perché è vero che i contratti sono fatti in linea di principio per essere rispettati, ma quello che conta di più, anche per le normative internazionali, è la volontà del giocatore. Non mi riferisco assolutamente alla rottura unilaterale del contratto, sottolineo solo quanto conti la volontà del giocatore. Faccio l’esempio di De Ligt, che a 17 anni era già capitano dell’Ajax, capito? Bene, anche il Bayern lo cercava come pure il Barcellona. Ma noi abbiamo pensato che il club ideale per lui fosse la Juventus. Oggi posso affermare che la scelta è stata azzeccata”.