11
Cosa resta? Un mucchio di promesse, mantenute a fatica. Adrien Rabiot ha dato semplicemente il colpo di grazia a una storia mai sbocciata: tra lui e la Juve, ecco, la chimica proprio non s'è vista. E vien da dire che è stato un peccato, che poteva andare diversamente, che tutte le banalità del caso si sposano alla perfezione con quest'omone tanto grosso quanto fragile. Ha avuto paura di impegnarsi, forse. Alzi la mano chi non l'ha mai provato sulla propria pelle. 

IN FUTURO - Intanto, una decisione l'ha presa: ha scelto di non tornare, non al momento, non in un contesto in cui sarebbe stato comunque protetto, lontano da un pericolo non esattamente dietro l'angolo. Ma ha disposto la sua volontà, soprattutto ha fatto chiarezza. Anche perché, a differenza di Godot, Rabiot avrebbe un contratto da rispettare e non troppi vincoli a cui appellarsi. Eppure, ha trovato comprensione in una società che gli ha dato tutto: una grande occasione, attenzioni da primadonna, un allenatore che ha sempre creduto in lui. In futuro, e lo sappia, non andrà allo stesso modo. 

DELUSIONE - La questione verte oltre la paura e si annida nei pensieri del ragazzo: a 25 anni, dopo uno stop forzato, bisognerebbe solo aver voglia di spaccare il mondo e riprendersi il tempo perduto. Adrien, dal sorriso nobile e dal cuore fin troppo tenero, si è nascosto dietro lo schermo e le decisioni di sua madre, già attiva sul fronte mercato e alla ricerca della prossima commissione. Ci avrà preso gusto. Pure a sballottolare la vita di suo figlio, che a Torino avrebbe pure pane per i suoi denti. Ma la voglia di masticare? E quella di mettersi in gioco? A Sarri dava sempre la sensazione di poter crescere in campo, fuori evidentemente aveva perso le speranze.