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Vincerà di corto muso, ma sarà comunque diverso dalla versione allegriana. Avrà un'organizzazione dello spazio diversa, ma è decisamente lontana dall'aggressività delle squadre di Sarri. E allora, detto in maniera anche un po' piccata, questa Juve cos'è? E' un ibrido. E' un esperimento mal riuscito. E' semplicemente Frankestein, la versione classica e non il remake per un pugno di biglietti hollywoodiani. 

DESIDERIO E PAURA - Mary Shelley e Maurizio Sarri. Combaciano le iniziali e un desiderio alla base di raccontare l'impossibile. La storia del mostro, quello verde e non bianconero, è semplice e si propaga nei secoli: c'è un dottore, c'è la voglia di superare il banale e di proiettarsi oltre. C'è soprattutto un'operazione: ridare vita a un corpo che non risponde più agli stimoli, provare a trasformarlo quasi in un superuomo nonostante gli evidenti limiti e il solo entusiasmo come fiala magica. Bene: vien fuori un ibrido lontano da quanto immaginato. Addirittura pericoloso: magari anche in grado di vincere lo scudetto, ma quanto funzionale a garantirsi un futuro?

ESPERIMENTI - Poco, nulla. Dipenderà dal mercato, ma per intervenire in modo così massiccio servirebbero fondi e soprattutto pazienza. Mettere in preventivo anche un anno di purgatorio per rivedere quanto prima le stelle. O almeno la Juve di Sarri, che ha perso la squadra, che forse non l'ha mai avuta realmente in pugno. Che si ritrova nella posizione più sconveniente del mondo: tante stelle, nessuno spazio per le sue idee. Un esperimento che non ha superato i test di tifosi, critica e quelli del suo gusto. Si accontenterà della vittoria finale, il tecnico? A quel punto andrebbe pure compreso...