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Conosco bene gli juventini, e so per certo che sul loro calendario di casa hanno già cerchiato col pennarello rosso la data del 20 febbraio. E so già cosa hanno pensato tanti di loro domenica sera, nonostante la vittoria con la Lazio: se quella sera, a Madrid, la Juventus sarà quella vista ultimamente in campo, in campionato e Supercoppa, il rischio di veder sfumato pure stavolta il sogno Champions è parecchio alto. Già contro la Sampdoria e a Gedda le prestazioni non erano state brillanti, quella di domenica sera all’Olimpico è stata la peggiore di tutte. Non solo della stagione in corso, ma probabilmente da quando Allegri allena la Juventus.

Un primo tempo senza nemmeno un tiro, anche fuori dallo specchio della porta avversaria, si fa difficoltà a ricordarlo. Pure lo score finale la dice lunga su che partita è stata quella giocata dai bianconeri contro la Lazio, uscita dal campo immeritatamente sconfitta: 17 tentativi laziali contro i solo 6 della Juve, 6 tiri in porta contro 3 (ma 2 in rete).

Leggere queste statistiche senza aver visto la gara e, quindi, senza essere a conoscenza del risultato finale, fanno immaginare una partita a senso unico, dominata e stravinta dalla squadra di Inzaghi, invece l’ha vinta quella di Allegri. Dopo aver disputato, per quasi 70 minuti, una partita inguardabile. Nel calcio serve bravura, ma anche un po’ di fortuna, e in questo senso il mister è ben equipaggiato.

Non è mai semplice affrontare la Lazio in casa sua (già la scorsa stagione la Juve la spuntò solo nel recupero), ma stavolta lo è stato più di altre volte, vuoi per una forma fisica non ottimale (il richiamo di preparazione, interrotto dalla sfida di Supercoppa e poi ripreso post Chievo, ha prodotto i suoi effetti) vuoi anche per scelte tattiche non azzeccate. Con ammissione dello stesso allenatore, cominciando dalla soluzione Can come play-basso: non è nelle sue corde, infatti ha sbagliato l’impossibile.

Non solo: le squadre imbottite di mezzale schierate dietro un’unica punta – in questo caso, Immobile – mandano spesso in sofferenza la Juve di Allegri coi loro rapidi spostamenti da una parte all’altra del campo. Era già successo col Tottenham, è ricapitato con la Lazio. Alla fine, però, la Juve soffrì ma vinse a Londra, proprio come stavolta ha sofferto e vinto all’Olimpico.
Motivo: dispone di una rosa più competitiva rispetto a quelle di molte altre squadre, soprattutto in Italia. Ad Allegri è bastato togliere Douglas e Matuidi, buttare dentro Bernardesci e Cancelo e la partita ha cambiato faccia. A conferma che una panchina ricca di qualità aiuta mica poco. Il segreto delle vittorie a catena di questa Juve, al momento, è tutto qui. Basterà per superare l’Atletico del Cholo? Perché ai tifosi di Madama interessa solo quello.

Mancano più di 20 giorni a quell’appuntamento, l’auspicio è ritrovare per quella data una Juve più tonica e presente di quella vista a Roma, bloccata e passiva, diciamo pure in balia dell’avversario per oltre un’ora di partita.

Ha incassato fino allo stordimento, e Immobile ha avuto a disposizione il colpo per metterla a tappeto, ma l’ha fallito. E’ venuta puoi fuori la Juve versione Balboa e con un doppio gancio ha steso l’impavida Lazio. Solo l’ultimo episodio della serie “Fino alla fine” trasmessa in esclusiva negli stadi della Serie A. Da un possibile 2-0 si sarebbe addirittura potuto chiudere con un 1-3 se Cancelo (straordinario) nell’ultima ripartenza non avesse ecceduto in altruismo ma tirato in porta, anziché appoggiare a Bernardeschi in mezzo all’area. Lo ammetto, sarebbe stato troppo.

Eppure, proprio la Lazio una volta venne a vincere a Torino con la Juve proprio così: 0-3, dopo occasioni a raffiche e pali per i bianconeri. Di Matteo, Boksic, Venturin, tutto nell’ultimo quarto d’ora di partita. Era la primavera del ‘95, la Juve quella del primo Lippi.

Corsi e ricorsi storici, lo chiamano “il bello del calcio”. Si, ma vaglielo a dire oggi ai tifosi laziali, te menano.

Dicono anche che in Champions serva tanta fortuna: bene, oltre a CR7, l’alta qualità tecnica della rosa, la difesa a tenuta stagna (pur subendo tanto, dalla Lazio ha incassato solo un’autorete) la Juve dovrà puntare anche sul cul de Max. Per vincere serve pure quello.

@MarcelloChirico