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"Cinesi? Io sono contrario, preferisco il made in Italy, i proprietari con un nome e un cognome, i Moratti, i Fraizzoli, i Rizzoli, i Carraro, i Berlusconi e tuttavia questa è non solo la stagione della globalità ma anche di un’Italia non più votata all’imprenditoria". Oggi non lo direste mai, ma a proferire questa sentenza nazionalista fu Beppe Marotta: all'epoca era amministratore delegato, plenipotenziario, di una Juventus inarrestabile; domani nuovo responsabile dell'area sportiva dell'Inter. Sì, proprio 'dei cinesi'. Sì, per definire il programma di lavoro è pure andato in Asia. Perché le opportunità non hanno confini geografici. 


CAMBIAMENTI - In fondo sono passati solo 16 mesi. E con un CR7, la manodopera di Marotta è finita nella lista degli indesiderati bianconeri. Come cambiano, certe storie. E quanto sa modificare il tempo. Dal 'nazionalismo calcistico' a  una nuova occasione targata Suning. Ma come, Beppe: senza i Moratti e i Fraizzoli, vai dagli Zhang? Scherzi del destino. E delle parole dette e poi trascritte che restano. Che oggi fanno pure sorridere.