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E' morto Roberto Anzolin, la notizia battuta dalle agenzie in poche righe. Il ricordo della Juventus, doveroso, per chi dal 1961 al 1970 ha vestito per ben 310 volte la maglia numero 1 bianconera. Un omaggio a un personaggio che si è fatto apprezzare per la sua serietà in un calcio che non c'è più e che rimpiangiamo. Non conoscevo personalmente Anzolin ma era un mio idolo sin da bambino quando collezionavo le figurine Panini e completavo gli album. E Anzolin era il primo della filastrocca Anzolin, Gori, Leoncini.... in una formazione della Juve che si snocciolava dall'1 all'11 senza numeri strani o cognomi sule maglie. 

Anzolin arrivò alla Juventus dal Palermo in cambio di 100 milioni e tre giocatori, uno di questi era Tarcisio Burgnich. Chi fosse Anzolin me lo hanno raccontato due amici che hanno avuto la fortuna di giocare con lui: il viareggino Adolfo Gori (quello della filastrocca) e il rosignanese Roberto Tancredi che da promettente portiere cresciuto prima nella squadra del suo paese in provincia di Livorno e poi nelle giovanili juventini lo ebbe come tutor rientrando a Torino dagli anni di prestito a maturare in C e B. Si giocavano il posto, l'anziano e il giovane emergente che era il suo erede designato da Armando Picchi, e tra loro c'era tanta stima. Un grande portiere, Anzolin, essenziale ma efficace, un uomo perbene che non amava i riflettori (ma a quel tempo erano pochi coloro che volevano diventare personaggi). Ha avuto la sfortuna di far parte di una generazione dove c'erano Zoff e Albertosi altrimenti le sue presenze in nazionale sarebbero state tante.

Rividi giocare dal vivo Anzolin a fine carriera quando tornò nella sua terra, in Veneto. Due stagioni al Lanerossi Vicenza, una insieme al suo compagno di mille battaglie in bianconero Tino Castano. Erano gli ultimi fuochi del loro percorso professionale che però vissero con grande determinazione e professionalità, come nei momenti più importanti ed esaltanti. Per la verità i guanti al chiodo Anzolin li appese del 1985 dopo l'ultimo anno nella sua Valdagno. Ora se ne è andato e resta un vuoto che noi tifosi sin dagli anni Sessanta avvertiamo. Vedendo i protagonismi dei presunti campioni di adesso. Lontani anni luce dalla professionalità, dalla discrezione e dall'umanità di tipi come Roberto Anzolin.