NUOVO ATTACCO - La Juventus, tanto per cambiare, è tornata ad essere l’oggetto preferito dei suoi attacchi, talvolta giusti, al mondo del calcio. Una Juventus che, evidentemente, gli sta appiccicata addosso e come un fantasma gli turba il sonno. Questa volta l’invito o se vogliamo la provocazione è rivolto a tutte le squadre italiane le quali secondo Zeman dovrebbero disertare lo stadio bianconero perché al suo interno sono esposti alcuni “trofei” che non dovrebbero essere mostrati in quanto figli di un calcio truffaldino e farmacologico. Un atteggiamento che, francamente, rasenta l’ irragionevolezza pura e che dimostra quanto sia pericoloso un certo radicalismo intellettuale il quale, alla fine, va a mortificare l’intelligenza dello stesso Zeman.
IL PASSATO DEL BOEMO - Al di là di quelli che possono essere i suoi convincimenti e le sue fantasie deformate, l’allenatore boemo farebbe cosa buona e giusta a rivisitare anche il suo passato professionale per poi ammettere, insieme con il resto dell’umanità fragile e corruttibile, quanto sia vera la regola che dice “solo un lenzuolo non ha tasche”. Zeman ha lavorato per anni in Sicilia terra meravigliosa, ma spesso complicata. E’ stato ad Avellino, la società di un "boss". Calisto Tanzi è stato giudicato e condannato per tutto ciò che è noto. Il Fenerbahce, in Turchia, è la squadra amata da Ataturk, lo sterminatore dei curdi. La Lazio, come altre squadre, fu popolata da calciatori che vendevano le partite. Il Lugano è la società svizzera di un Paese che ospita capitali dei grandi evasori. Insomma, a naso non mi pare che Zeman si sia fatto troppi scrupoli quando si è trattato di finire nel libro paga di certa gente.
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