VINCITORI E VINTI - Benta si è riscoperto sarrista: non perché non ne avesse i tratti - figuriamoci, sono palesi -, ma perché aggiungere il fiato e la concentrazione era tutt'altro tipo di discorso, e non esattamente il più semplice da maneggiare. Ha allegato i contrasti (il migliore per duelli vinti considerando le due squadre), aumentato l'intensità, imparato a dosare la testa anche nelle situazioni complicate. Fa la felicità del suo allenatore da quando ha deciso che ogni pallone vale un trattamento di velluto. O una verticalizzazione, o magari uno scarico all'indietro. Comunque non si butta, alla costante ricerca di un finale diverso, semplicemente di uno spazio.
SCONFITTA DI ALLEGRI? - E proprio dallo spazio deve ripartire, Rodrigo. Dal buttarsi dentro, che sembra operazione complicata da gestore ma è obbligatoria da interno. E dal dialogo stretto negli ultimi trenta metri: lì la sua qualità può fare la differenza, soprattutto se non c'è un accompagnatore offensivo come Ramsey. Sembra l'ultimo step per una crescita già esponenziale. Pardon: il penultimo. L'altro obiettivo l'ha imposto Sarri: "Il suo margine di crescita sta nel fare partite buone quando non si sente bene". Che vuol dire: le luci prima o poi si spegneranno, per condizione o malasorte, ma ogni guizzo può farsi candela. Lo sa bene Massimiliano Allegri, la sua Juve era di facile combustione e altrettanto semplice estinzione: con Bentancur, un po' il tempo e un po' le attese tradite, la sua cura ha funzionato a metà. Oggi gli apparirà piccola sconfitta in un mare di trionfi: pur se indistinguibile, si farà pensare.