commenta
Lucio Dalla, scrivendo una lettera ad un caro amico, si augurava un mondo dove fosse Natale tre volte all’anno e festa tutti i giorni. Il grande poeta e cantautore si accontentava. In realtà, alla vigilia di questo giorno comunque magico non soltanto per i credenti, sarebbe magnifico se tutti noi provassimo a gonfiare il sogno provando a darci da fare perché lo spirito del Natale possa accompagnare la nostra quotidianità tutto l’anno. Non per i bambini, ma per tutti perché in fin dei conti in ciascuno di noi vive più o meno dormiente un fanciullo.

Non dovrebbe essere così complicato raggiungere lo scopo. Occorrerebbe, certo, buona volontà insieme a qualche aggiustamento esistenziale e anche lessicale. La prima operazione da realizzare sarebbe quella, fondamentale, di eliminare da tutti i dizionari della lingua italiana la parola odio. Un termine che non appartiene a nessuna categoria di esseri viventi. Gli animali stessi, anche quelli più feroci, sono spinti dalla necessità per la sopravvivenza alla lotta, ma non dall’odio che non è istinto ma frutto di un ragionamento malato.

Dante Alighieri conclude la sua monumentale “Commedia” con un verso così potente da lasciare senza fiato; “L’amore che muove il sole e l’altre stelle”. Persino un ateo o un agnostico non può evitare di cogliere il significato profondo di quella parola ”amore” con la quale viene disintegrato il suo termine opposto ”odio”. L’odio è il padre di tutte le nefandezze che ci riducono allo stato di bestie e non di animali. La vanità, la sete smodata di potere, la prevaricazione, l’intolleranza, la ricerca costante di un nemico da abbattere, l’indegna idea delle supremazie di razza e di genere, il fastidio per il diverso, la violenza sui deboli e sulla natura, la totale assenza di misericordia. Se ci fate caso, sono tutte queste le ”armi” che usiamo tutti i giorni per scandire le nostre opere quotidiane. A Natale no.

A Natale, magicamente e forse anche spinti un poco da quella che  si chiama ipocrisia o superstizione, sotterriamo l’ascia e mostriamo quello che dovrebbe essere il vero volto di ciascuno in ogni giorno dell’anno. Magari non amiamo in modo universale, come suggerisce il verso dantesco, ma almeno non odiamo o perlomeno ci sforziamo di non farlo oppure semplicemente fingiamo. Eppure il miracolo della natività si compie senza soluzione di continuità in ogni angolo della Terra con almeno un bimbo che viene al mondo in una misera grotta con il colore della pelle differente dal nostro o  con segni fisici distintivi che lo rendono diverso” da quelli “normali”. I “nemici” una volta svoltato il Natale.

Ora, senza voler cadere nella retorica buonista, credo fermamente che sia doveroso da parte di tutti un deciso passo indietro rispetto al punto in cui ci troviamo in virtù di questo concepire la vita di tutti i giorni come una guerra permanente da combattere contro presunti nemici creati strumentalmente da coloro che muovono le fila del teatrino. Smettere, singolarmente e consapevolmente, di essere i “burattini” di questa sceneggiata il cui copione è stato scritto, lo ripeto, con l’inchiostro dell’odio. Inutile dire che anche lo sport, i suoi protagonisti e il suo pubblico possono fare molto per invertire la tendenza. E, mi perdoni l’Alighieri per la contaminazione, se non proprio l’amore almeno il rispetto e la tolleranza potrebbero muovere il pallone e chi ci sta intorno. Tutti i giorni dell’anno.