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Riprende vita il processo Last Banner che vede coinvolti alcuni leader della tifoseria organizzata della Juve, i quali erano stati condannati al termine dello stesso il 20 ottobre scorso. L'accusa, secondo il tribunale è quella di associazione a delinquere nel contesto delle tensioni negli stadi di calcio. Al vaglio degli imputati ci sarebbero state le forti pressioni messe in atto dai vari club delle tifoserie nei confronti della società che risiede nel quartier generale della Continassa, per ottenere biglietti e abbonamenti in libera quantità. 

FORTI PRESSIONI - Grosse ripercussioni le ha avute anche il dirigente addetto ai rapporti con il tifo Alberto Pairetto, finito vittima delle costanti minacce dei tifosi che, a loro volta sono stati accusati di per tentata estorsione aggravata. 

L'ACCUSA - 'Ci troviamo in presenza di una organizzazione, rappresentata dal gruppo dei Drughi, che di per sé perseguiva scopi leciti, la quale è stata strumentalizzata dai vertici (e in particolare dal nucleo composto dal capo Geraldo Mocciola e dai suoi stretti collaboratori) per porre in essere, sfruttando l’influsso del gruppo all’interno della curva, la propria strategia estorsiva nei confronti della società Juventus'. Questo, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera è quello che è stato imputato ai tifosi protagonisti di questa vicenda, grazie alla quale per la prima volta in Italia viene riconosciuta l'associazione per delinquere nel contesto stadi.