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Non si aspettava altro. La pausa Mondiale per mettere un punto ad una prima parte di stagione fallimentare e andare a capo, ripartire. Soprattutto, aspettare gli indisponibili e rendere la Juventus sempre più reale e meno virtuale. Le partite in mezzo, invece, sembravano quasi un fastidio, un allungarsi dell’agonia, un trascinare un corpo stanco e senza forze verso il baratro.
 
Poi il click. Qualcosa è cambiato. La Juventus ha vestito un nuovo abito tattico, ha ritrovato una forma fisica accettabile a questi livelli, è diventata solida e cinica, capace di sacrificarsi, sfruttare episodi e punti di forza, mettere una pezza sui punti deboli. Sono arrivate, soprattutto, sei vittorie consecutive in campionato – in mezzo la brutta parentesi europea che non deve essere dimenticata, ma nemmeno lasciare scorie -, la risalita in classifica, l’aria pulita delle prime posizioni. Sono arrivati i risultati, che tutto cambiano.
 
Da agognata, la pausa è diventata maledetta, un problema. Sì, perché spezza il ritmo, affievolisce quell’entusiasmo che adesso si respira nell’ambiente e si è sentito tra le mura dello Stadium. Adesso è tutto congelato. Servirà l’ardore visto in quest’ultimo mese e mezzo per ripartire al meglio e mettere nel mirino quel Napoli ad oggi ingiocabile. Ad oggi.