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Quanto è servito giocare contro l’Inter! E quanto subire il dominio dei nerazzurri per quasi tutto il primo tempo! È stato, lo ammetto, francamente meraviglioso, una vera goduria vederli uscire con tanta facilità dal nostro pressing incerto, ritrosetto. È stato meraviglioso perché poi durante l’intervallo la Juve ha corretto due o tre cosine, e l’Inter subito si è inceppata. Non funzionava più. Tutte storie, la condizione fisica e la brillantezza! Che l’Inter stesse meglio in campo perché Conte è un duro e fa sputare l’anima in precampionato più di Sarri! Ripeto: due cosine aggiustate negli spogliatoi, e la Juve ha schiacciato i nerazzurri nella loro metà campo. Questi i fatti. E vanno ripresi in mano attentamente, se vogliamo capire una delle differenze fondamentali tra Allegri e Sarri, tra la Juve di ieri e la Juve animata dallo spirito del ‘guardare avanti’. Perché in fondo cos’altro è quel ‘difendere in avanti’ di cui tanto si è parlato in questi giorni, se non una declinazione concreta del LIVE AHEAD? Un nuovo step, anche sul campo.   
 
PRIMO TEMPO: TROPPO ALLEGRI – Cosa non funzionava dunque nella fase difensiva del primo tempo? Prendiamo tre casi, a tre diverse altezze. Se la Juve non riusciva a spezzare il palleggio dell’Inter, era per un problema strutturale: quando il pallone arrivava in fascia al quinto di centrocampo (Dalbert o Candreva), i bianconeri tendevano a reagire con una soluzione conservativa, finendo spesso in inferiorità numerica. Di qua dalla metà campo, ad esempio, quando i bianconeri si ricompattavano in un 4-4-2 alla maniera di Allegri, per esentare Ronaldo dal dovere di rientrare a sinistra, succedeva che Bernardeschi o Matuidi uscissero in ritardo (o comunque a vuoto) sul rispettivo quinto nerazzurro. Ecco una trasmissione banale tra Skriniar e Dalbert.       



Anche con Allegri qui sarebbe scivolato Bernardeschi. Notate in rosso la corsa di Cancelo, verso dove è rivolta. Del resto la stessa uscita dell’esterno di centrocampo è più un tampone che un’aggressione. E intanto ci si abbassa gradualmente, mentre gli avversari assestano il palleggio nella metà campo della Juve. Chi sta andando preventivamente sul sostegno Skriniar? CR7?   



Non credo proprio: se qui Dalbert torna dal centrale, mentre Bernardeschi è costretto a una doppia corsa, tanto vana quanto dispendiosa, lo slovacco tra le altre cose ha tempo e spazio per caricare un cambio di gioco dolorosissimo sul quinto opposto (Candreva). E quante volte l’hanno fatta, questa giocata!
Ad un’altezza diversa, intermedia, vediamo ora lo stesso ‘scivolamento’, però sulla fascia sinistra bianconera. Handanovic serve il regista Brozovic che, pressato dal regista opposto Pjanic, di prima intenzione e quasi alla cieca apre per Candreva. Per la cronaca, il movimento apparentemente estremo di Pjanic in realtà non è nuovo, lo faceva spesso anche con Allegri. E Sarri usava Jorginho nello stesso modo. 



Tornando al lancio di Brozovic, è come se il croato sapesse in anticipo che De Sciglio laggiù non ci esce. Che tanto non osa. Infatti il terzino rincula, preoccupato di mantenersi in linea coi quattro difensori. Molto poco LIVE AHEAD, che ci debba andare Matuidi. Il francese fa due corse contraddittorie: accorcia forte su Gagliardini prima, scivola fortissimo su Candreva poi. Mentre De Sciglio arretra pian pianino. Il problema è che la precedente pressione di Pjanic ha lasciato un vuoto notevole, e questo vuoto aumenta notevolmente con lo scivolamento di Matuidi. Gagliardini infatti è solo e ora potrebbe ricevere tranquillamente da Candreva e puntare la retroguardia bianconera. 



Ultima situazione tratta dal primo tempo, un tentativo di pressing estremo su rimessa laterale vicino al corner: Candreva batte, Brozovic gliela restituisce di prima, mentre i reparti d’attacco e di centrocampo bianconeri si schiacciano tutti verso la zona palla. Stavolta c’è anche De Sciglio in pressione, ma su una rimessa laterale la cosa non deve stupire, è piuttosto normale. Sta di fatto che Candreva, con un passaggio orizzontale rischiosissimo, riesce a cambiare lato per Skriniar, malgrado il traffico. Il primo a portare pressione allo slovacco è naturalmente il più vicino, Bernardeschi.  



Ma se l’uscita dell’esterno alto juventino non è sostenuta dall’esterno basso, il quinto opposto a Candreva, cioè Dalbert, riceverà in ampiezza molto comodamente. E a Bernardeschi toccherà la solita corsa doppia, sfiancante e inutile: dopo l’aggressione in avanti, la corsa indietro in inferiorità numerica. Tutto perché Cancelo si è trattenuto dietro, vuoi per disattenzione o per timore.   



SECONDO TEMPO: MOLTO SARRI - “Nell’intervallo ho solo detto che in questo momento della stagione si possono accettare gli errori ma non volevo vedere passività: si poteva anche sbagliare ma difendendo in avanti e non andando sempre all’indietro come nel primo tempo. I ragazzi hanno recepito e così hanno fatto un secondo tempo diverso”. Un allenatore bravo è quello che sa intervenire in tempo sui mal funzionamenti. La “passività” di cui ha parlato Sarri nel post partita di Nanchino non era un atteggiamento generico e diffuso, riguardava un meccanismo preciso. Prendiamo il primo fallo laterale battuto nella ripresa da Candreva. Situazione pressoché identica a quella che abbiamo visto sopra, ma qui riceve D’Ambrosio, che rapidamente riesce a girarla al portiere. 



Sulla pressione forte di Mandzukic, Bernardeschi esce altrettanto forte su Skriniar, impedendo il passaggio più semplice. Padelli così è costretto ad affrettare il lancio sul quinto nerazzurro, Dalbert, l’unica soluzione rimasta. 



Ed ecco la differenza sostanziale rispetto al primo tempo: il contributo dei terzini durante la pressione alta. Cancelo attacca Dalbert intorno ai venti/venticinque metri dalla linea di fondo. Gli toglie tranquillità. Su questo dettaglio, evidentemente, è intervenuto Sarri negli spogliatoi. Ed è cambiato tutto. Bernardeschi copre ora lo scarico eventuale a Skriniar e al terzino brasiliano non restano più linee di passaggio percorribili. 



Così Dalbert va nel pallone e sulla pressione esercitata e insistita di Cancelo finisce in conduzione nella morsa bianconera. Addirittura riporterà la palla a Padelli allungandosela pericolosamente in area. 



Alla stessa maniera funzionavano le uscite a sinistra, dalla parte di De Sciglio. Non toccava più a Matuidi lo scivolamento in fascia su Candreva, infatti il francese restava sulla mezzala nerazzurra (Gagliardini). Doveva premere De Sciglio, con coraggio. 



Nell’ultima immagine, che ripropone in modo speculare la situazione Cancelo-Dalbert, si vede chiaramente il vicolo cieco in cui è spinto Candreva dalla pressione ipersarrista di De Sciglio. Retropassaggio a Padelli, calcio lungo, palla ai difensori bianconeri. E l’ Inter di Conte è stata per il momento neutralizzata. Se volete però potete pensare ancora che sia calata fisicamente.