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Paul Pogba è stato squalificato per quattro anni dal Tribunale Nazionale Antidoping. La notizia arriva nella tarda mattinata di oggi e stupisce: non per la sanzione in sé, pronosticabile, ma per l’entità. Il massimo della pena, come da richiesta della Procura.
 
Perché una sanzione così importante e quali possono essere i prossimi passi di Paul Pogba e del suo pool di legali? Di questo abbiamo parlato insieme all’Avvocato Angelo Cascella, esperto in diritto sportivo internazionale e per oltre 10 anni membro del Tas di Losanna.
 

 Caso Pogba, l'intervista all'Avvocato Cascella

 
Quattro anni di squalifica per Paul Pogba, come dobbiamo leggere questa sentenza?
 
Per una lettura ampia bisognerebbe avere le carte, nei limiti ritengo che l’organismo del Tribunale Nazionale Antidoping non abbia ritenuto sufficiente la linea difensiva del giocatore che faceva leva sulla mancata volontà di assumere un prodotto vietato e che avrebbe portato ad un dimezzamento della sanzione. Da qui, la sentenza che era nella richiesta della procura.
 
Se ne era parlato, ma non c’è stata richiesta di patteggiamento. Secondo lei perché e l’avrebbe consigliato?
 
La scelta della linea difensiva è stata vagliata da professionisti di alto livello che hanno affiancato e consigliato l’assistito. La scelta è fatta sempre dal cliente alla luce di tutto. Se non è stata fatta è perché la parte riteneva di avere sufficienti prove in pugno per poter ottenere una vittoria o una sanzione inferiore. Evidentemente, finora non si è dimostrata una strada giusta. Ora ci sarà il ricorso al Tas, un giudizio a sé stante che può confermare o ridurre la sanzione.
 
E adesso cosa può succedere al Tas di Losanna? Che tipo di decisioni prende questo organo?
 
E’ l’ultimo grado di giudizio, la valutazione dei colleghi – ho fatto parte del Tas per dieci anni -, terrà conto di tutte le risultanze probatorie che fanno parte del giudizio. Entrano nel merito, è un giudizio ex novo e viene fatto alla luce di tutti i documenti e le prove fornite. Ad oggi la sanzione è gravissima e bisognerà vedere cosa intende fare la Juventus alla luce di questo.
 
È ipotizzabile un’immediata risoluzione del contratto con la Juventus? Che peso può avere il Decreto Crescita?
 
Questa è una valutazione che deve fare la Juventus. La risoluzione del contratto non è un atto unilaterale, ma sarebbe un atto determinato da un collegio arbitrale nel quale il calciatore avrebbe diritto di difendersi presso gli organi competenti. In mancanza di un provvedimento definitivo – parliamo in via teorica -, se la Juventus decidesse di agire lui potrebbe difendersi chiedendo di sospendere il giudizio in attesa dell’esito finale. Ritengo sia più facile che si aspetti il giudizio definitivo perché la decisione del Tna potrebbe essere sconfessata.
 
Quali possono essere i tempi del Tas?
 
Per quanto riguarda l’impugnazione, l’appello contro la decisione del Tna, ove non sia previsto un termine all’interno del regolamento, il termine è di 21 giorni. Ogni parte nominerà un arbitro e si istituirà un giudizio che dovrà arrivare in termini abbastanza rapidi a decorrere dall’accettazione degli arbitri. Parliamo di qualche mese.
 
Ci sono casi che hanno visto il Tas ribaltare la sentenza del Tna?
 
Ci sono stati diversi casi, ma ogni situazione è a sé stante.
 
Una sentenza di questo tipo, così dura, la possiamo leggere come un messaggio all’ambiente calcio?
 
Non vedrei una sentenza politica, chi ha preso questa decisione, non è un loro compito fare una sentenza politica. Loro hanno deciso evidentemente alla luce dei documenti che gli sono stati presentati. Il giocatore doveva giustificare l’uso del prodotto illecito e la sua difesa non è stata ritenuta esaustiva. Evidentemente non é stata creduta la sua buona fede.
 
Al di là dell’aspetto legale, cosa le lascia questa vicenda?
 
Ad oggi abbiamo una sentenza di condanna, da uomo di sport sono contrario all’alterazione delle regole e secondo le norme l’atleta è responsabile di cosa assume e di cosa viene trovato all’interno del suo corpo. Ci può essere malafede o negligenza e questo comporta una variazione della sanzione. Ne abbiamo viste tantissime di cose strane sul tema doping. Tuttavia vorrei sottolineare che le condanne nel calcio sono inferiori rispetto ad altri sport. I costi sono tali che ci si chiede quanti casi ci siano che noi non sappiamo, perché fare un esame antidoping è molto costoso. Evocherei maggiori controlli, ma i controlli costano, invocherei sanzioni importanti, c’è chi spinge per aumentarle e addirittura squalificare a vita già dalla prima sanzione. Io sono per una drastica applicazione delle norme, va rispettato chi non fa uso delle sostanze. Sicuramente, gli investimenti per combattere il doping sono inferiori rispetto a chi investe per stimolare il doping.

Si ringrazia l'Avvocato Angelo Cascella per la disponibilità dimostrata.


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