commenta
La miglior difesa è l’attacco. Devono aver pensato questo, dirigenti e legali della Juventus che, ieri, si sono presentati in audizione al Tribunale Federale, per il processo sportivo sul caso plusvalenze. La chiave del processo sta nel modello, studiato dal Procuratore federale Giuseppe Chiné e dal team di cui si è avvalso, per valutare i calciatori e fortemente contestato dalla Juventus. A riportare le parole della difesa, questa mattina, sono i tre quotidiani sportivi: La Gazzetta dello Sport, Tuttosport e Corriere dello Sport.
 
“Deficitario perché contiene elementi parziali, ampiamente insufficienti a definire il valore di un calciatore, in particolare perché rivolti solo al passato a scapito dei giovani. Non c’è un algoritmo scientifico, si tratta di valori arbitrari di giudizio”: queste le parole di Lorenzo Pozza, docente di principi contabili e internazionali alla Bocconi e consulente del club sulla materia. Lo stesso professore, ha sviluppato la sua audizione in tre punti: “Innanzitutto il modello: solo 5 elementi per valutare il valore di un giocatore sono pochi, ma soprattutto quelli presi in considerazione fotografano il passato di un giocatore e non tengono conto del suo potenziale futuro, fattore fondamentale nella valutazione di un giovane (che certamente non può avere numeri significativi alle spalle, ma avere nel suo talento qualcosa che “vale” molto per il futuro). Secondo: l’ancoraggio a Transfermarkt (come detto non scientifico) rende più fragile l’impianto, anche perché le sue valutazioni del sito in questione sono sempre penalizzanti per i giovani. Pozza ha citato altri tentativi di calcolare il valore su base matematica, come per esempio quella del Cies (centro studi vicino alla Fifa) che con un algoritmo (loro sì) più complesso stilano classifiche periodiche. Classifiche nelle quali, per esempio, si trova riscontro del valore assegnato di Rovella e Audero negli scambi incriminati. Infine la comparazione delle operazioni sotto indagine con altre operazioni (vedi McKennie) appare fuori luogo, perché frutto di circostanze completamente diverse”.
 
Ha proseguito poi, l’avvocato Maurizio Bellacosa, che ha portato l’esempio di Amad Diallo e Mehdi Leris: “Hanno carriere e storia assolutamente sovrapponibili secondo i criteri della Procura, eppure il primo è passato dall’Atalanta allo United per 21 milioni, il secondo dal Chievo alla Samp per 2,8. Una valutazione tra le parti non può essere vera o falsa”.
 
In collegamento da Milano, è intervenuto, per 3 minuti prima di lasciare spazio ai suoi legali, anche l’ex direttore sportivo della Juventus, oggi al Tottenham, Fabio Paratici: “Ho ritenuto doveroso rientrare in Italia per rispetto del Tribunale federale e perché sento messa in discussione la mia professionalità e i miei 35 anni di carriera. La mia carriera, prima da calciatore, poi da osservatore e infine da dirigente va avanti da 35 anni. Queste contestazioni mettono tutto in discussione e mi addolorano moltissimo”. Chi ha preso il suo posto, Federico Cherubini, ha spiegato il perché di una mole così grande di trasferimenti che coinvolgono la Juve: “l’unica società italiana ad avere la seconda squadra”. Entrambi gli ex colleghi, sono stati concordi nel sottolineare, in riferimento ai consulenti della Procura: “mancanza di informazioni precise sui calciatori in questione, di competenza calcistica sufficiente, di sensibilità nel giudicare un giocatore”.