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Miralem Pjanic è pronto a ritrovare la Juventus. Lo farà mercoledì, per la prima volta da avversario all'Allianz Stadium. Una gara senza dubbio speciale, così come l'attesa, che ha raccontato ai microfoni di Tuttosport in una lunga e ricca intervista, eccone alcuni passaggi:

RITORNO A TORINO - «Era una cosa che sognavo, ma la ritenevo impossibile anche se mentre vedevo il sorteggio e il formarsi dei gironi, a un certo punto mi sono detto: cavoli, siamo lì. Ero molto felice di ritrovare il club a cui tengo tanto e che è nel mio cuore. In quel momento poi sono stato inondato di messaggi dai compagni, ne ho ricevuto uno anche dal presidente Agnelli. Cosa c’era scritto? Bentornato a casa! Sono felice di ritrovare i compagni, gli amici, la gente con cui ho lavorato meravigliosamente bene in questi anni, il presidente, tante altre persone. E’ un piacere, anche perché mi sono detto: meglio adesso che in una finale, no?». 
 
JUVE - «Il giorno in cui sono arrivato a Torino, il mio primo giorno, sono stato ricevuto nell’ufficio del presidente e lui mi ha mostrato la foto della Juventus che aveva vinto cinque scudetti consecutivi negli Anni 30. E mi ha detto: noi dobbiamo fare meglio di quella squadra, li dobbiamo superare. Questo obiettivo lo abbiamo raggiunto e non ci siamo fermati, abbiamo continuato a portare gli scudetti a casa, abbiamo fatto una finale di Champions, abbiamo vinto tante volte la Coppe Italia... Insomma, abbiamo completato un percorso di crescita molto importante. La Juventus è stata una tappa molto importante per me, un club che ho amato tanto, anzi che abbiamo, io e la mia famiglia, amato tanto. Sarò sempre grato a questo club: avrei avuto l’opportunità di andare al Barcellona anche prima, ma non lo ritenevo il momento giusto. Forse ci ho perso qualcosa a livello di carriera, ma ho sempre dato il massimo per la Juventus e non rimpiango nulla». 
 
TIFOSI - «Sono legatissimo ai tifosi, credo che loro abbiano riconosciuto il mio attaccamento alla maglia e la disponibilità nell’aiutare i miei compagni. Spero di essere stato un buon compagno per il resto del gruppo, personalmente ho conosciuto tantissimi grandi campioni e soprattutto grandi persone. Gigi, Chiello, Leo, poi è arrivato anche Cris, ma adesso sto parlando di chi ha costruito il ciclo. Lo stesso Marchisio mi ha aiutato moltissimo. Mi dispiace perché adesso dimenticherò qualcuno. Comunque ho legato tantissimo con loro e sono stati anni importantissimi e quello di cui sono sicuro è che quella società, per come è strutturata, avrà sempre una storia vincente perché è costruita per vincere. E’ un club importantissimo a livello Mondiale». 
 
ANDARE VIA - «Quando, dopo il Lione, ho capito che stavo andando a fare l’ultima intervista in quello stadio, che sarebbe stata l’ultima volta che avrei messo piede in quello stadio con la maglia della Juventus, non è stato semplice. Detto ciò, c’era solo un club che poteva tentarmi dopo la Juventus ed era il Barcellona. Una grande sfida per me, nuovi stimoli, dopo quattro anni forse era arrivato il momento per un cambiamento». 
 
ALLO STADIUM - «Tantissimi. E se sono felice di tornare a Torino, mi dispiace enormemente che non ci sia il pubblico perché avrei voluto salutare tutti di persona. Però vi assicuro che quando avrò terminato la mia carriera, verrò a Torino con mio figlio per fare il tifo per la Juventus». 
 
BARCELLONA - «Guarda, si sa che l’anno scorso non è andata come volevamo, ci sono stati dei cambiamenti. Adesso la prima impressione che ho ricevuto è che siamo focalizzati sul lavoro e sintonizzati con l’allenatore. Naturalmente quando c’è un nuovo tecnico è sempre così: bisogna trovare gli equilibri, ma i risultati sono buoni, abbiamo iniziato con il piede giusto anche in Champions League. Avremo bisogno di tutti, perché sarà una stagione lunga e credo che la rosa sia ben attrezzata, c’è tantissima qualità. Vedremo passo dopo passo: l’importante è creare un buon gruppo, un gruppo sano, che sappia andare avanti nelle difficoltà. Il momento cruciale sarà il solito. L’importante è arrivare in forma e ben quadrati tatticamente a febbraio-marzo quando tutto inizia a essere decisivo. Adesso dobbiamo andare avanti cercando di progredire in Champions e di restare in alto in campionato. Guardate il Bayern l’anno scorso: a dicembre non erano niente, hanno cambiato l’allenatore e hanno vinto tutto con una squadra pazzesca. Sono stati piccoli dettagli che hanno fatto una grandissima differenza. Il Barcellona è una squadra eccezionale, abbiamo tutto per vincere. D’altra parte un club come il Barça è costretto a iniziare tutte le competizioni per vincere. Vincere è l’unica cosa che conta, vero?». 
 
PIRLO - «Sono molto felice per lui. E’ stato un giocatore che ha dato tanto al calcio. Ha deciso con fermezza di diventare allenatore e credo che sappia benissimo quali siano le difficoltà. Quello che posso dire è che entra in un gruppo sano, che ama vincere, che è lì per dare una mano all’allenatore, soprattutto i senatori, ma in generale tutta la rosa. Posso assicurare che sono lì solo per vincere e quindi lo aiuteranno. Poi, sì, non è semplice trovare le alchimie tattiche giuste, questo lo vedremo nel corso della stagione». 
 
SARRI - «E il presidente non parla mai per caso. E’ sempre molto presente nello spogliatoio, sa molto bene cosa succede, ascolta i giocatori, è sempre in contatto con lo staff. Quello che ancora adesso mi dispiace è che Sarri non aveva fiducia negli uomini e questo mi ha disturbato. Quando uno si sbaglia nella valutazione delle persone mi dispiace e resta la cosa peggiore, perché ogni giocatore in quello spogliatoio ha sempre dato e darà sempre il massimo per il club e per la squadra. Si può non andare d’accordo con uno o due, ma questo non ha mai condizionato l’impegno, perché tutti i giocatori vogliono vincere, perché sono professionisti incredibili che vogliono perseguire il loro obiettivo. Ecco, se un allenatore mette in dubbio questo, allora è lì che non scatta quella scintilla di cui parla il presidente. Nessuno mette in dubbio le qualità di allenatore di Sarri, ma c’è stato quel problema. Alla fine, però, abbiamo portato a casa un altro scudetto che non è mai una cosa semplice». 
 
CICLO JUVE - «Si capirà dopo tutto quello che è stato fatto, ma c’è anche un presidente eccezionale che lo ricorda ogni volta che parla. Non è semplice vincere tutti quegli scudetti, costa lavoro, fatica, serve talento. Auguro a Pirlo, di cui ero innamorato da giocatore, di avere la stessa carriera da allenatore».

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