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8 maggio 2016, la Roma surclassa il Chievo per 3 a 0 all'Olimpico. È la penultima giornata di un campionato che sancirà l'inizio della fine di un ciclo che, i giallorossi, completeranno due stagioni dopo con la semifinale di Champions League. Il primo atto dello scioglimento di un gruppo competitivo ed unito che, nel suo insieme qualitativo, non faceva fatica a riconoscere in Miralem Pjanic e Francesco Totti due dei leader tecnici della squadra. Un rapporto basato sui piedi, per quanto feticista possa sembrare questa affermazione. Un rapporto tra palati calcistici sopraffini che, per palati calcistici altrettanto significativi, hanno fatto vedere una discreta sintonia tra il bosniaco e lo storico capitano giallorosso. Quel pomeriggio di maggio, a giochi quasi conclusi, i due regalano allo stadio capitolino l'ultima perla, prima che, un mese più tardi, Pjanic sancisce il suo trasferimento alla Juventus.

Kevin Strootman la gioca in verticale, poco fuori dall'area di rigore per Totti. Al Capitano basta posizionare il piatto con la giusta angolatura per cogliere nel filtrante il taglio di Pjanic che, da due passi, incrocia in rete. Il centrocampista non esulta, il 3 a 0 parla da solo, ma si limita ad indicare Totti, come a volergli attribuire una parte sostanziale dei meriti. Se chiedeste a Pjanic, malgrado Ronaldo, chi sia stato il suo compagno più forte, non si esclude che il bosniaco voti Totti: dopo ieri sera però, l'ex bandiera della Roma non ha risparmiato i complimenti, ancora una volta, a sottolineare come la stima sia reciproca. E la stima, a quei livelli, si deve guadagnare a caro prezzo. 

Ritorniamo al presente, anzi, al recente passato quindi. Già, perché ieri sera Pjanic ha dimostrato che, dopo le titubanze iniziali - filosofie da pretattica estiva, al centro del gioco di Maurizio Sarri ci sa proprio stare. Ha orchestrato, in faccia al suo diretto rivale nel ruolo Marcelo Brozovic, giocata dopo giocata il gioco della Juventus: Pjanic pensa in verticale, anche se con Allegri si era visto poco. E chi pensa verso la porta avversaria, se coadiuvato da una tecnica individuale sopraffina, non può smarrirsi, non può fallire. Sarri ci ha creduto, ha provato a mettergli in mezzo Bentancur proprio nei primi momenti di flessione, ma ora sta raccogliendo i dividendi. Ora, Pjanic sembra aver capito dove indirizzare le antenne, come anticipare i tempi di gioco, insomma, quasi come Totti, ha capito come far confluire dalle sue parti i palloni più pericolosi. Ed il riconoscimento di un simbolo, non può che valere doppio, anzi, triplo.