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Miralem Pjanic, regista a tutto tondo. Il centrocampista della Juventus ha parlato in un'intervista a Il Giornale a due giorni dalla gara con l'Atletico Madrid, raccontandosi: "Avevo due anni, la squadra dove giocava mio papà non voleva lasciarlo andare in Lussemburgo. L'ultima volta c'ero anche io e a un certo punto mi misi a piangere. Il dirigente si convinse. Un dribbling irripetibile, anche se l'ho fatto inconsciamente...

BOSNIA - Speciale. Non dimenticherò mai da dove sono venuto. Sono molto vicino al mio Paese anche se non ci ho mai vissuto. La prima volta ci sono stato a sei anni. È la guerra che mi ha legato al mio Paese. Per quello che ha vissuto la mia gente, voglio regalare gioia e soprattutto insegnare che se uno lavora può fare grandi cose nello sport come nella vita.

CHAMPIONS - Atletico Madrid, che ottavo è? Nobile. La loro filosofia non è semplice per niente. Sta a noi cercare di gestire bene le due gare e cercare di fare un gol a Madrid.

ATLETICO - Come l'Atalanta? No, assomiglia tanto allo stile Juve: compatta, concede pochi spazi, non prende tanti gol. Loro sono molto aggressivi sui giocatori, ma noi abbiamo individualità più forti. Su questo dobbiamo fare la differenza. L'Atletico sarà motivato dal poter giocare la finale in casa, dopo averne giocate due negli ultimi cinque anni. Se sentiamo la pressione Champions? Per niente! Noi ci sentiamo forti anche se siamo stati eliminati dalla Coppa Italia. Per il resto solo grandi risultati anche se ultimamente ci sono state partite complicate. Dobbiamo migliorare due-tre cose per affrontare queste sfide da dentro o fuori.

MIGLIORAMENTI - Abbiamo preso troppi gol, non è da noi. Il blocco squadra deve difendere, tutti insieme e quando dico così davvero tutti insieme, anche gli attaccanti dovranno fare quello che abbiamo sempre fatto. Avanti tutti insieme, questo è un anno importante. La partita della consapevolezza è stata la gara di andata all'Old Trafford? Siamo stati forti sul campo, tecnicamente seri. Ma era stato così anche allo Stadium, dovevamo vincere quattro a zero. Abbiamo dimostrato più volte di essere forti. Poi si vuole sempre creare allarme attorno a noi. Ma noi non ci preoccupiamo di niente.

PUNIZIONI - Zero gol? Non abbiamo ancora avuto belle occasioni. Gli avversari fanno attenzione a non farci falli vicino all'area.

REGISTA - Non è questione di Cristiano Ronaldo. Io devo far giocare bene la squadra, non un singolo. Devo velocizzare, accelerare o rallentare. Ho una responsabilità grande, ma alla fine voglio vincere. La verità è che l'unica cosa che conta è vincere. Dopo tre anni nessuno si ricorda se hai giocato male, alla fine c'è scritto chi ha vinto e in campo c'erano questi giocatori. La verità è che conta portare i trofei a casa, solo così sarai ricordato come vero e grande giocatore. Con Cristiano Ronaldo è più facile? Sì, perché è sempre stato decisivo nelle grandi partite, è nato per fare gol importanti. E adesso ce l'abbiamo noi. Tocca a noi sfruttarlo al meglio. Tutti i ragazzi fanno in modo che stia bene, ogni tanto gli parlo, mi dice che si trova bene ed è sicuro della forza di questa Juve.

IL CALCIO - Semplice. A me piacciono Xavi, Busquets e Pirlo: non fanno cose difficili, spettacolari ma con la loro semplicità rendono il calcio bello, mi piace tantissimo. Io erede di Pirlo? Fuoriclasse assoluto, ingiusto paragonarmi a lui, anche se la storia sul campo è abbastanza simile alla sua. Siamo partiti trequartisti e abbiamo finito registi.

ALLEGRI - Allegri mi vedeva lì fin da subito. Mi piace molto. Ho capito molto bene quello che vuole. Per il mister è molto importante quel posto lì sul campo, mi ha migliorato tanto.

ZIDANE - Tutto quello che ha toccato nel calcio è diventato oro, è un numero uno, ma adesso mi allena un grande allenatore.

CARDIFF - Quale partita rigiocherei? La finale di Cardiff. La Champions è un'ossessione? Io vedo che qui nei prossimi anni arriverà la Champions. È un mio sogno e sono nel posto ideale per realizzarlo. C'erano delle cose, è vero. Non c'era motivo di cambiare. La Juventus è la mia ultima grande squadra? I trasferimenti non dipendono solo dal calciatore ma anche dalla società, che forse ha dei bisogni forse no. Non dipende solo dal calciatore.

BENATIA - Mi dispiace, ma rispetto la sua scelta. Io voglio solo che i miei amici siano felici".