TOCCO MAGICO - Pjanic è stato il mouse di una squadra che non ha mai faticato a costruire, semmai a insistere, ad aumentare il ritmo. Ha dato le indicazioni, con i movimenti e le giocate. Poi si è fatto vedere, praticamente in ogni istante: 129 passaggi effettuati, suggerimenti veloci e squadra srotolata in ampiezza come richiedeva Sarri. Sarri che aveva pure insistito sul ritmo, perché se la Juve decelera allora si fa naturalmente fatica: il fisico diventa un nemico, non l'elemento a cui aggrapparsi come accadeva con Allegri. Il tocco di Miralem si è sdoppiato: è diventato 'magico' e 'in più', sempre puntuale e mai inutile.
LA PROMESSA - Sarri, a fine partita, parlando di Pjanic si è fatto accompagnare volentieri da un sorriso: "Gli ho detto che gli mancavano ancora 25 tocchi per la promessa...", le sue parole. A cosa si riferisce? All'accordo, per nulla segreto, tra i due sui '150 palloni a partita da smistare'. Col Brescia ne sono arrivati 123 ed era la prima volta che s'intravedeva una crescita così sensibile. All'allenatore non bastava mica: voleva più verticalizzazioni, che filosoficamente si traduceva nell'osare maggiormente, nel tenere a bada la paura di perdere palla. Tre giorni dopo, eccolo accontentato. Il Sarrismo passa ora da Pjanic e il toscano inizia a spuntare le prime caselle della lunga check list del suo taccuino.
LE PAROLE DI SARRI - Sarri gongola anche in conferenza stampa: "Il piede di Pjanic per le conclusioni è qualcosa dovuto alla mamma. Non all'allenatore. Ha questa qualità fenomenale, probabilmente anche al babbo. Non so se abbia il piede meglio il babbo o la mamma. Credo che oggi sia andato oltre i 120 passaggi, inizia a farsi vedere per come dobbiamo giocare noi. Quello che mi fa più piacere è che nelle ultime due partite sta verticalizzando di più rispetto ad inizio campionato e questo per noi è importante".