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Cuadrado esterno alto è stato la sorpresa di Atletico Madrid-Juventus. Se al Wanda Metropolitano i cambi di Sarri a partita in corso hanno lasciato qualche perplessità, la scelta di schierare il colombiano dall’inizio è stata invece una grande mossa, l’asso nella manica. Dico questo al di là del gol strepitoso che ha portato la Juve in vantaggio a inizio ripresa, firmato appunto da Cuadrado. Il numero 16 bianconero infatti all’intervallo era già nella team top 5 passing, quinto (29 passaggi, 81% di accuratezza) dietro ad Alex Sandro (42 col 93%), Danilo (41 col  91%), Bonucci (36 col 92%) e Pjanic  (33 con l’87%).
In questo pezzo proviamo a comprendere i motivi che hanno portato Sarri a preferirlo a Bernardeschi, il giocatore che sembrava destinato a diventare il vice Douglas Costa e che invece ora si trova quasi degradato, un gradino sotto al colombiano.
 
BRILLANTEZZA E IMPREVEDIBILITÀ – Il gol di Cuadrado ci parla di un esterno che ha ritrovato brillantezza e imprevedibilità, due doti che evidentemente si devono essere mostrate anche negli allenamenti d’avvicinamento al debutto in Champions. Cuadrado insomma non ha pescato il jolly. Il dribbling secco ai danni di Lodi -va sempre ricordato- arriva al termine di una transizione a tutto campo. C’è uno scatto dispendioso da area ad area, un controllo, un doppio passo, un tocco preparatorio e un calcio clamoroso col piede debole. Senza dispersione di qualità. 



L’imprevedibilità di Cuadrado rispetto a Bernardeschi è data dal fatto che il colombiano può accentrarsi tranquillamente col piede meno forte e risultare altrettanto micidiale. Bernardeschi se vuole sorprendere il difensore (che sa che è mancino) deve andarsi a complicare la vita sulla linea di fondo, va a chiudersi in poche parole sul piede debole. Cuadrado invece può ingannare meglio il suo avversario. Vedete Lodi come casca alla finta? Ci casca sul serio perché Cuadrado è veramente un destro. Un destro che ha deciso di fregarlo. 



La parabola tagliata impressa al pallone, la precisione del tiro e soprattutto l’idea di aggirare Gimenez sono gesti e pensieri d’alto rango.  



Bernardeschi al contrario, nella prestazione buia sotto il sole di Firenze, ha mostrato impaccio, una certa ottusità nelle giocate che contano. Gli è capitato sui piedi ad esempio un bel pallone nel secondo tempo, sul tentativo di Pulgar di liberare l’area da un cross basso del Pipita. L’ex viola ha stoppato il pallone col mancino. 



Poi senza fare grosse finte o valutazioni ha calciato contro il muro-Caceres, dopo che il pallone gli era finito un po’ fortuitamente sul destro in seguito allo stop. Nessun guizzo particolare, la linea di passaggio effimera per CR7 completamente ignorata. Bernardeschi sembra che abbia fretta di risultare decisivo. Così facendo però bypassa quel po’ di fantasia che aveva mostrato a sprazzi alla Fiorentina e con Allegri.   



FLUIDITÀ DI MANOVRA – Cuadrado inoltre garantisce una manovra più fluida, senza palloni portati eccessivamente in giro per il campo al guinzaglio. Semplicità, i tocchi giusti nelle zone giuste. Anche e soprattutto quando il pallone deve uscire lucidato nella propria metà campo dagli ingorghi del traffico.    



Quanto è stata carina, al ventiseiesimo minuto del primo tempo, l’uscita dal primo terzo di campo sotto la forte pressione dei colchoneros! Khedira gioca corto per Pjanic e si smarca, mentre il bosniaco serve di prima Cuadrado, il quale a sua volta torna dal tedesco. Sic et simpliciter: un luminoso gioco di specchi.
A Firenze invece abbiamo visto tanti controlli difettosi, fra i quali questo qui sotto di Bernardeschi su passaggio di Danilo. Era appena entrato, d’accordo,  era sotto pressione, d’accordo. Da lui però ci si aspetta una maggiore pulizia nel gesto tecnico, non palloni che si impennano al primo controllo.   



INTERSCAMBI E INTESA CON DANILO – Cuadrado, a Madrid, è stato schierato come sappiamo in un 4-4-2 che assumeva talvolta l’aspetto di un 4-3-3, specialmente in fase offensiva. In certi casi abbiamo assistito a degli interscambi tra terzino ed esterno di catena, che poco si sarebbero sposati con le caratteristiche di Bernardeschi. 



Il colombiano invece fin qui si era allenato come terzino. Questo gli ha permesso di ripiegare correttamente e puntualmente quando si perdeva il pallone e Danilo era fuori.
Per di più, minuto dopo minuto, tra i due è cominciata a fiorire l’intesa lungo la fascia, come certifica questa bella sovrapposizione interna del brasiliano, premiata da Cuadrado (ancora dopo un dribbling verso il piede debole). 



Tra Bernardeschi e Danilo invece, tornando ancora alla partita di Firenze, non sembra ancora essere sbocciato granché. Prendete ad esempio questo malinteso tra l’ala italiana e il terzino ex City. Uno vede lo spazio e si butta in sovrapposizione, l’altro, nello stretto, chiede un sostegno. E la manovra salta.  



IL PROBLEMA VERO DI BERNARDESCHI - Infine un’ultima sequenza per inquadrare il problema preciso di Bernardeschi. Me l’ero segnata, questa, durante Triestina-Juventus. Bernardeschi sa di non essere considerato un titolare da Maurizio Sarri. Sta vivendo peggio la concorrenza perché il Comandante non è Allegri. Così il numero 33 bianconero vuol mettersi in mostra ad ogni azione, specialmente in prossimità dell’area. E anche quando la combina buona..



.. poi si incarta incomprensibilmente. Anzi, perché vuole strafare. Ditemi qui che senso ha tornare a dribblare l’uomo appena saltato quando in mezzo c’è Dybala che aspetta. Proprio nessun senso. E difatti poi la perderà.