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Il ballo dei debuttanti, spesso giovanissimi. I numeri parlano chiaro: in quattro partite giocate, Andrea Pirlo ha mandato in campo sempre formazioni profondamente diverse schierando in totale la bellezza di 18 titolari, 19 se consideriamo anche l’elenco consegnato prima di Juventus-Napoli, in cui c'era Paulo Dybala. Il confronto con Maurizio Sarri è chiaro: nelle sue prime quattro in bianconero, l'ex Napoli ne aveva schierati 14, di cui 7 avevano preso parte a tutti quanti gli incontri sin dal primo minuto: Szcezny, Bonucci, Alex Sandro, Pjanic, Matuidi, Higuain e Ronaldo. Età media, 30 anni e più. Con Pirlo, invece, sono appena 3 i giocatori che hanno sempre giocato titolari: Bonucci, Danilo e Kulusevski. Mentre sei sono i debutti: Arthur, Chiesa, Kulusevski, McKennie, Morata e Portanova, con Frabotta che aveva già esordito e che ora ha trovato la consacrazione. Lo scorso anno? Solo due: Danilo e De Ligt. 

LA TRACCIA - Valgono ancora di più, a questo punto, le parole pronunciate ieri da Kulusevski, secondo il quale Pirlo dà spazio solo a chi merita. Senza guardare la carta d'identità o il curriculum. Talento, applicazione, idee e qualità, al servizio di un gioco ancora da formare. C'è chi, spiega Tuttosport, crede che Pirlo abbia intravisto nella più o meno inconscia certezza della titolarità da parte di alcuni una causa del vecchio rendimento al di sotto del massimale: soprattutto in termini di cinismo, di disponibilità al sacrificio e al movimento senza palla. Un po' come Conte, sottolinea il quotidiano, che ripesca la frase: "Quando scelgo i titolari, io guardo i giocatori dal collo in giù. Non mi interessa chi sono, mi interessa come si sono allenati". Coraggio nelle scelte, nelle proprie idee e un pizzico di presunzione, necessaria per il progetto: il presidente Andrea Agnelli voleva una rosa più giovane, voleva talenti da lanciare. Ha scelto la strada più complessa, arriverà all'obiettivo?