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Lezione ennesima del glossario calcistico: dicasi 'campione' il talento che riesce a dare continuità ai colpi, alle giocate, ai gol e alle prestazioni. Ecco, il contagocce con cui sta contando i minuti in campo non è di certo un aiuto concreto, e per ora non esiste neanche un caso degno di tale nome. Ma qualche domanda sì, qualcuna è proprio lecita. A partire dalla più importante: qual è la gestione di Dejan Kulusevski? C'è un percorso strutturato per tutta questa qualità da non disperdere? Oppure è arrivato per sostituire Dybala con un anno di anticipo?

QUEI PROBLEMI - Nella gara con il Benevento è stato palesato un dubbio che in tanti si portavano da inizio stagione: possono coesistere, l'argentino e lo svedese? La risposta è un 'no' secco, almeno per il momento. Almeno con questo modulo. Dejan è arrivato a toccare pochi palloni anche perché c'era poco da macinare su quella corsia: non ha dato guizzi, non ha dato un suo senso alla manovra. Una bomba rimasta inesplosa, mentre tutto intorno c'erano da raccogliere ferite e arrabbiature. Gettato nella mischia un po' così, perché serviva e perché altrimenti sarebbero piovute critiche generose. La spiegazione di Pirlo, in questo senso, ha strappato e non rattoppato: "Non dimentichiamoci che viene dal Parma, quando si è alla Juve il peso del pallone è diverso. E' un giocatore importante, nelle ultime partite è stato meno lucido ma puntiamo molto su di lui".

TROVATEGLI UN RUOLO - Così, scottati anche dal passato, alla Juve dovrebbero avere un punto chiaro all'ordine della sua crescita: trovargli un ruolo, fargli esprimere al massimo le sue potenzialità. Alla bisogna, chiaro, indirizzarlo dove sarà più necessario. Ma questa versione ibrida di Kulu, un po' esterno e un po' trequartista, un po' terzino e per nulla attaccante (lui che, se avvicinato alla porta, diventa devastante), è deleteria e fa male. Soprattutto alla Juventus. Due mesi dopo è ancora 'da Parma'. Però, quanto di tutto questo è colpa del giocatore?