ADDIO NON PER COLPA DI ALLEGRI - "Non so cosa sia successo tra Bonucci e Allegri, ma di sicuro io me ne sono andato dal Milan perché ero a fine contratto e volevo un’avventura nuova. Allegri non c’entrava niente, non ho cambiato per colpa sua. Sarei potuto rimanere anche al Milan. Ma sentivo di aver finito un ciclo".
MILAN NON DA SCUDETTO - "Non credo. Quando parti da zero e prendi dieci giocatori nuovi, bravi quanto vuoi, è dura vincere subito. Devi farli giocare insieme, metterli bene in campo. Montella avrà un lavoro stimolante, ma difficile. L’obiettivo sarà arrivare in Champions. Tutti gli anni si dice che sarà la volta buona di Roma, Napoli e altre. Poi sappiamo come va a finire...".
LA CHAMPIONS E LA JUVE - "Non credo manchi qualcosa in particolare, in finale può capitare di tutto. Per quella di Berlino mi spiace ancora oggi, non per me ma per la squadra. A Cardiff invece la Juve è calata nel secondo tempo, può capitare. Io ne ho persa una con il Liverpool, dopo che eravamo 3-0 all’intervallo... e che Milan era quello".
L'ITALIA MANCA? - "Se mi manca il calcio italiano? No. Non avevo più voglia di star lì. Avevo bisogno di un’altra esperienza. Almeno per i prossimi dieci anni il calcio italiano non può competere con altri campionati come quello inglese. Non ci sono soldi, né infrastrutture. Il divario è troppo grande".
NAZIONALE - "L'Italia ha grandi talenti come Rugani, Belotti...? Bisogna vedere come diventeranno grandi, se maturano. Anche le altre squadre non sono da meno. La Spagna e la Germania viste all’ultimo europeo under 21 sono molto forti. Puoi avere anche 4-5 talenti in squadra, ma spesso non bastano».
FUTURO - "A dicembre mi scade il contratto qui e vedremo. Sicuramente sto già pensando a cosa verrà dopo. Non so se come dirigente o allenatore, ma sicuramente rimarrò nel mondo nel calcio. Ho sempre fatto solo questo nella vita, non saprei fare altro. Non ho neanche un rimpianto. Ho vinto tutto e ho sempre scelto con la mia testa dove andare, cosa fare, dove giocare. Non capita spesso oggi".