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Una vittoria di Pirro, anche per Pirlo. Il gioco di parole è presto fatto e il riferimento è chiaro e tondo: va all'ex allenatore della Juventus, che nella scorsa stagione ha portato a casa due trofei su tre, qualificandosi all'ultimo minuto in Champions League. Bene: non avrà esultato, ma un mezzo sorriso sarà spuntato. Non foss'altro per la voglia di rivalsa che Andrea cova dallo scorso giugno, quando ha lasciato la Juventus e non di certo per scelta sua. 

UN ANNO A OSSERVARE - Non è stato con le mani in mano, però. Pirlo ha seguito la Juventus anche a distanza, non solo per i rapporti con dirigenza e giocatori, ma anche per confrontare il suo lavoro con quello fatto di Allegri. Sui risultati, certo. Ma anche su dati apparentemente di poco conto e invece sostanziali nella valutazione dell'intera annata. Il Maestro, dato da tutti per Allievo, si è ritrovato a fine stagione con una certezza: le difficoltà di Allegri sono state simili alle sue, ma la Juventus che allenava, con un Ronaldo (e un Chiesa) in più, superava su tanti fondamentali la versione di Max.

LA RIPARTENZA - Non è un trofeo, ma è pur sempre una vittoria. Una sua vittoria. Una vittoria di Pirlo, che fa quasi rima con Pirro e dunque con i successi riconosciuti ma fondamentalmente inutili. L'ex centrocampista ripartirà da una medio-piccola - si parla tanto di Spezia -, la Juventus si è ritrovata dopo 10 anni senza un trofeo in bacheca. Alla fine, a chi è convenuto lasciarsi? Nei numeri studiati da Andrea, dallo staff e da quella delusione covata, quantomeno c'è una prima risposta.