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Ricordate a inizio anno quando Pirlo sosteneva che mancasse un vero vertice basso? Aveva i suoi motivi per affermarlo, non lo nego. Forse è stata pure un’accortezza psicologica nei confronti dei suoi centrocampisti: nessuno era chiamato a diventare il Pirlo di Pirlo. La Juve doveva giocare a due in mezzo, così quel compito ingombrante non gravava né su Arthur, che arrivava da mezzala-trequarti, né su Bentancur o Rabiot, che tutto sono fuorché la reincarnazione alta di Pirlo. Poi però sul campo un po’ la fluidità del gioco ricercato dal Maestro, un po’ le caratteristiche dei giocatori, un po’ gli esperimenti e le variazioni sul tema hanno portato Pirlo a mescolare le carte davanti ai nostri occhi, così ora ci ritroviamo un centrocampo che se non è a tre, ci assomiglia molto. E mentre prima molti non distinguevano ancora i titolari del reparto dai ‘diversamente titolari’, oggi si ha la sensazione che il trio Arthur-Bentancur-McKennie stia convincendo un po’ tutti. Prima Pirlo vedeva in Ramsey un punto fermo (si fa per dire...) del suo scacchiere, adesso qualcosa è cambiato...