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A volte non serve girare attorno alle cose. Contro l'Inter il peggiore della Juve è stato Andrea Pirlo: non si era inventato nulla Antonio Conte, i nerazzurri non hanno nemmeno giocato con il sangue agli occhi, eppure sembra quasi non ci sia stata partita. Ma il “Maestro”, appellativo che Pirlo si è meritato da fuoriclasse e che gli avrebbe fatto molto comodo non avere cucito addosso in questa fase di carriera, ha saputo far tesoro di quella lezione. Cambiando tanto, tantissimo. Tutto quel che avrebbe potuto cambiare, lo ha fatto. Presentando una Juve completamente diversa contro il Napoli, nell'atteggiamento prima di tutto. Ma anche negli uomini, quindi nell'interpretazione del suo calcio fluido. E più di così, non poteva cambiare: rispetto alla partita di San Siro, infatti, Pirlo ha schierato dal primo minuto tutti i giocatori a disposizione che erano rimasti fuori dal match con l'Inter tranne Federico Bernardeschi, poi subentrato e autore di una buona partita. Fuori Aaron Ramsey, Adrien Rabiot, Gianluca Frabotta, Alvaro Morata, i primi tre già bocciati a gara in corso con l'Inter. Dentro Weston McKennie, Arthur, Juan Cuadrado e Dejan Kulusevski. Il recupero del colombiano ha fatto la differenza, in generale la Juve è sembrata tutta un'altra squadra, più equilibrata, più cattiva, più affamata.

LA LEZIONE – La sensazione che rimane è una. Cioè che Pirlo, forse per la prima volta in stagione, abbia davvero incassato il colpo capendo di avere sbagliato qualcosa anzi molto, capendo di dover cambiare qualcosa anzi molto. Comunque il più possibile. Una linea difensiva più a quattro che a tre anche in fase di sviluppo del gioco. Un centrocampo più stretto e spesso con un vertice basso che potesse dare più copertura. Alcuni esempi percepiti a caldo, che poi potranno essere confermati o smentiti dalle analisi delle varie lavagne tattiche. Resta però un piglio diverso, orgoglioso. La reazione attesa è arrivata, l'orgoglio non è stato smarrito e per quanto lo scudetto appaia piuttosto lontano potrebbe essere andata in scena una Juve di coppa che sa di non poter fallire nessuna gara secca. Con Pirlo che ha dimostrato di sapere cambiare: la Juve ne aveva bisogno. Lezione imparata. Ma deve in ogni caso essere solo un punto di partenza.