commenta
Anche il calciomercato, come il suo cugino borsistico, ben più esteso e “capitalizzato”, si fonda sulle aspettative. In parte sulle proiezioni simboliche. Quando fu annunciato Pirlo allenatore della Juventus si poteva essere scettici per la mancanza di esperienza, ma la tentazione, fortissima, era quella di traslare il grande campione sulla squadra. Irrazionale, però potente, l’effetto Pirlo consisteva quasi nell’ immaginare tanti suoi sosia nell’ attuale compagine bianconera. Anche nel portiere, pensato come l’ultimo perno basso della difesa capace di partecipare costantemente alla manovra. Tutti gli altri avrebbero imparato a tenere la palla come lui, a intonare tempi sublimi, a dettare lanci millimetrici e magari a far gol da fuori area.
Insomma un po’ di Pirlo ovunque.

COM'ERAVAMO - Le altre fantasie erano alimentate soprattutto da Kulusevski (40 milioni) già ritenuto da tutti, juventini e non, un fenomeno. A Morata eravamo affezionati, mentre Arthur veniva accompagnato dalla fama di grande palleggiatore. Delusi da Rabiot e Ramsey, si puntava anche su un innesto sperimentale come Mckennie, giovane, dinamico, volonteroso. Gli unici problemi in difesa con la carenza dei terzini e un Danilo reduce da un campionato incerto. L’arrivo in extremis di Chiesa sembrava un capriccio o un ciliegina.

LA REALTA' - Il calcio liquido di Pirlo, preceduto dalle entusiastiche profezie di Ulivieri, contemplava anche la coraggiosa immissione di giovani in prima squadra, che, diciamolo, non hanno convinto. Ora, Chiesa da ciliegia è diventato  torta e Danilo (uno dei più criticati l’anno scorso) la crema o la cioccolata. Tutto il resto si è smontato. A meno di continuare con la solita formula del “grande prospetto” o “della necessità di adattamento”, possiamo dire che Kulusevski per ora ha deluso, Ramsey si è confermato negativamente e a Rabiot non possono  bastare due partite sufficienti per rinnovare una fiducia fin qui troppa generosa. Sì, la maggioranza dei giocatori juventini è sotto il cinque. Fra i “vecchi”: Bentancur intermittente, Alex Sandro meccanico e scolastico, Demiral ancora da sgrezzare, Ronaldo in difficoltà, Dybala eternamente ai box, Bonucci e Chiellini (duole dirlo per la caratura del suo carattere) logori, Bernardeschi sempre più arruffone; dei due carissimi parametri zero abbiamo già detto. La conferma è De Ligt. Fra in “nuovi” Morata ha sbagliato l’ultima partita, ma è una delle poche note positive insieme a Mckennie, che doveva essere un rincalzo, rivelatosi poi essenziale.

OBIETTIVI - Alla fine, sono cinque-sei i giocatori su cui poter contare, nei quali va compreso Cuadrado. Non sono molti, ma l’effetto Pirlo, afflosciato ormai nella testa dei tifosi, continuerà a resistere, almeno in quella del Presidente. Nessuno crede più allo scudetto, s’impone però il cambio di passo auspicato da Del Piero, che consiste nel resettare realisticamente la squadra e riuscire a darle quella concentrazione necessaria per evitare, ad esempio, gli errori risibili visti contro il Porto e la Lazio. Altri compiti, quelli di far giocare meglio Kulusevski,  tranquillizzare Demiral e non chiedere a Szczesny di fare Beckenbauer. Il quarto posto sarebbe già un buon risultato (stante la classifica) per questa squadra, metà sogno, metà realtà. Sì, congeliamo un po’ il calcio liquido affinché non diventi liquefatto.