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C'è un racconto dietro al primo scudetto, un anno che ha lanciato la miglior cavalcata nella storia del calcio italiano. Ci sono i retroscena di un'annata particolare, rivoluzionaria, ma non sempre trascorsa con il sorriso. Anzi. Se la Juve sul campo poteva festeggiare spesso e volentieri, infatti, fuori non è sempre stato così. E domani sera di fronte ci saranno due dei grandi protagonisti di quello scudetto, legati da un rapporto forte, ma anche burrascoso. Andando oltre i bei momenti e i titoli conquistati, infatti, ci sono ancora tante vicende da raccontare... A partire dalle origini e da un rapporto che avrebbe potuto non esserci.

I DUBBI - Indietro fino alla primavera-estate della Juventus 2011-12 quando comparve per la prima volta l’opzione Pirlo. Come scrive Tuttosport: "Reazione del neo tecnico Conte? Mmmm.... In tanti storcevano il naso. Parlare di perplessità può essere persino eufemistico. Nelle ricostruzioni c’è anche chi parla di riflessioni all’insegna del “mica è un centro ricreativo per pensionati” che circolavano in merito all’operazione intorno all’ambiente Juventus: concetto espresso in maniera poco più colorita o poco meno, ma lì intorno stiamo". 

LA DECISIONE - E poi? "Era - scrive il quotidiano - per nulla sicuro, Conte, dell’affidabilità di un ultra 30enne che era stato appena scaricato a parametro zero dal Milan campione d’Italia. Il Milan di Galliani, che proprio uno sprovveduto non è... E peraltro dubitava, Conte, di quanto Pirlo - foss’anche in buone condizioni fisiche - sarebbe stato funzionale ai progetti tattici che aveva in mente. La sua Juventus l’aveva concepita con un 4-2-4 tutto grinta e corsa. Con più ali d’un deposito della Boeing: gli esterni offensivi, i terzini di spinta, i cambi in corsia programmati al 15’ st. Eppoi possesso palla, pressing, corsa... Tutto un turbinio di movimenti e meccanismi in cui un regista con le caratteristiche di Pirlo - teoricamente - rischiava di non azzeccarci.  Posto che comunque, di contro, da giocatore e capitano d’alto livello quale è stato e tecnico già preparatissimo Conte sapeva che per tecnica, qualità e visione di gioco “il Maestro” stava in termini assoluti una spanna sopra gli altri. Bisogna dunque dargli atto - giù il cappello - di aver impiegato giusto il tempo di qualche allenamento per convincersi del fatto che quel Pirlo lì fisicamente c’era eccome, e che con quelle doti tecniche tutto era tranne che un peso. Semmai un pilastro sul quale far poggiare l’intera Juventus". 

INFORTUNI - Tanto legati da... sacrificarsi per la Juve. "Gradualmente - si legge - il legame è diventato sempre più forte e sincero. Personaggi carismatici, uniti dalla passione per il calcio. Dallo spirito di sacrificio: in quella prima stagione, contro il Novara e contro il Lecce, Pirlo arrivò addirittura al punto di scendere in campo con una distorsione al ginocchio che gli permetteva di calciare solo con il sinistro. Queste cose un allenatore no se le dimentica". 
 
GLI SCREZI - Seppur con ancora qualche screzio... Così chiosa Tuttosport: "Ma non si dimentica neanche, un allenatore, certe mezze mancanze di rispetto plateali nei confronti suoi e della squadra. Ad esempio, quella che fece discutere a margine di Juve-Verona del 22 settembre 2013: Pirlo sostituito al 66’ andò direttamente negli spogliatoi. Conte tornò sull’argomento: «D’ora in poi chi fa una cosa del genere viene multato e prende una multa». E non è neanche mancato qualche simpatico canzonamento: fece sorridere l’imitazione di Pirlo, insieme con Simone Pepe, nel finale di un Cagliari-Juventus del 2014: bianconeri avanti 4-1, i due giocatori dalla panchina scimmiottavano i gesti del tecnico che stimolava la squadra a continuare a pressare, attaccare, stare sul pezzo. Finì comunque tra i sorrisi".