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Se lo chiedessimo a Allegri, direbbe che è solo una questione di forma fisica. McKennie sta meglio, quindi adesso gioca lui. Rodrigo al contrario “sta ritrovando la gamba che aveva prima”. Questo il criterio. Al massimo potrebbe aggiungere un “secondo me tutti e due a fare la mezzala sinistra fanno un po’ fatica”, che è un’affermazione che ci aiuta sì a inquadrare meglio la questione, ma resta un po’ in superficie. Le cosiddette ‘coppie’ di centrocampo sono sempre più chiare e definite. Titolare e riserva, per capirci, con avanzo di Ramsey. Detto ciò, Allegri (almeno a livello di dichiarazioni) ci tiene a non fissare troppo i titolari. Lo fa punto primo per strategia comunicativa, secondo perché sotto sotto ci crede veramente (e forse ha pure ragione). Ricordate la storiella dei “cavalli mandati al prato”? Insomma adesso è il momento di McKennie, Rodrigo è ‘al prato’. Tutto qui? C’è di più ovviamente. Intanto però abbiamo capito che ad Allegri non piacciono le mezzali a piede invertito. Interno sinistro lo fa un mancino (Bernardeschi o Rabiot), interno destro un destro (McKennie o Bentancur). Perché non è scontato. Dunque il texano e l’uruguaiano difficilmente li vedremo giocare insieme, bisogna partire da qua. C’è poi un’altra faccenda: McKennie è l’eletto, il protagonista di una profezia. “Devi fare almeno dieci gol quest’anno”, disse Max in una amichevole precampionato. E che la profezia si stia avverando sembrerebbero confermarlo i due gol segnati di recente contro Sassuolo e Verona. Per Bentancur invece il tempo delle investiture è finito (e fallito). Ma in questo articolo vorremmo andare oltre ‘le santonate’ e aggiungere un altro argomento (assai più concreto) a sostegno della titolarità attuale di McKennie. Perché dire che un giocatore è più offensivo dell’altro non ci basta.