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Dal punto di vista mediatico, visto l’evento piuttosto inusuale, farebbe sicuramente clamore. Ragionandoci sopra con calma, valutando per bene il personaggio e le situazioni a corredo, stupirsi più di tanto sarebbe fuori luogo. Insomma, la notizia di un possibile ritorno di Gigi Buffon alla Juventus dopo una stagione trascorsa nella Ville Lumiere non deve meravigliare perché di strano possiede soltanto l’eccezionalità del fatto.

Per il portiere il giorno del suo congedo, da entrambe le parti, era stato annunciato con un arrivederci e non con un addio. Nel corso degli anni trascorsi alla Juventus la maturazione personale e intellettuale di Gigi era cresciuta a livello esponenziale parallelamente a quella più strettamente professionale. Poi, come accade fatalmente per tutti, il tempo aveva provveduto a “rallentare” il delicato meccanismo atletico del campione il quale, consapevole, aveva deciso di andare a cercare e trovare nuovi stimoli altrove.

In quella Parigi dove, peraltro, se l’è cavata con grande dignità e ottimi profitti. In ogni caso, sia per la società bianconera e sia per lui stesso, il filo rosso che legava i due protagonisti di questo grande romanzo calcistico non era mai stato reciso. Buffon rappresentava un valore di enorme rilievo per la Juventus e la Juventus continuava ad essere un punto di riferimento irrinunciabile per chi l’aveva vissuta in maniera così intensa.

L’ipotesi di un futuro rientro alla base, dunque, si prospettava fin dall’inizio come un evento non solo possibile ma altamente probabile. Anche se non così presto. La previsione, infatti, era quella di rivedere Buffon a Torino non in braghette e maglietta di ordinanza, ma negli uffici della sede societaria con addosso il vestito blu da dirigente a fare da spalla per Nedved.Ciò avrebbe implicato la disponibilità del giocatore, ormai ex, a fare anticamera per uno o due anni e a studiare da manager in attesa di superare l’esame di maturità. Evidentemente, dopo aver scartato l’ipotesi un poco patetica di un amarcord a Parma, Buffon ha deciso di anticipare i tempi e si prepara a farlo nel modo più clamoroso. Andando a sedersi  come “secondo” sulla panchina di quella squadra che, per anni, lo ha visto inamovibile titolare.

Non si tratterebbe di una “diminutio” o di una scelta suggerita dalla nostalgia canaglia. Soprattutto non sarebbe una buffonata, in senso letterale, buona per gli sponsor o per i media. Buffon, oltre a rappresentare la memoria storica della Juventus, già quando era giocatore e capitano, negli ultimi tempi aveva dimostrato di possedere un carisma e un’autorevolezza eccezionali anche nella gestione del gruppo di compagni all’interno dello spogliatoio. Una qualità che non si compra al mercato e che, essendo innata, può soltanto crescere con il passare del tempo. La sua probabile presenza nella Juventus del rinnovamento non potrà che fare del bene all’ambiente e anche a Maurizio Sarri il quale potrà contare su un prezioso collante tra il passato già scritto e il futuro ancora da scrivere. Eppoi, in caso di bisogno, anche la porta della Juventus avrà un custode di assoluta garanzia.